Covid-19, Crisanti: «I contagi di Catalogna e Francia mi preoccupano, sono paesi simili a noi»

Mercoledì 22 Luglio 2020
Covid-19, Crisanti: «I contagi di Catalogna e Francia mi preoccupano, sono paesi simili a noi»

Dopo le ostilità e la minaccia di abbandonare il comitato tecnico scientifico della Regione Veneto, arrivano parole di riconciliazione tra il virologo Andrea Crisanti e il governatore del Veneto, Luca Zaia.  «Mi auguro che ci sia un chiarimento con Zaia. Ho visto in modo positivo le sue ultime dichiarazioni». spiega Crisanti, che parla di «voglia di chiarire» con il governatore del Veneto, in modo da mettere fine alle polemiche a distanza che hanno animato le ultime settimane. Sono stati giorni in cui il responsabile del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova ha riflettuto anche sulla sua permanenza nel Comitato tecnico scientifico della Regione.

Ci sono stati momenti di cedimento dettati, sottolinea, «da alcune difficoltà di interazione che ho avuto con Zaia, dal ruolo marginale del Comitato tecnico scientifico, dal fatto che mi sono trovato a disagio considerato che le persone più vicine al presidente avevano posizioni scientifiche diametralmente opposte alla mia. Sono cose sostanziali: se uno firma un documento che dice che il virus è clinicamente morto, a mio avviso può essere un problema. A livello di politica regionale, lo può diventare. Non è dunque stato un problema con Zaia, ma piuttosto qualcosa derivato dalla situazione che si è creata, risultato anche di mancanza di comunicazione».

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Le ostilità si erano aperte, ripercorre Crisanti, per alcune dichiarazioni sulla paternità della strategia regionale risultata vincente nella gestione dei tamponi per la diagnosi di Covid-19. In particolare le dichiarazioni che chiamavano in causa Francesca Russo, capo del Dipartimento di prevenzione della Regione Veneto. Ma dopo la reazione d'impeto è subentrata la riflessione. E le parole pronunciate ieri da Zaia a 'Cartabiancà su Rai 3 hanno colpito nel segno. «Ho dei purosangue, che sono gli scienziati che sono attorno a me, compreso il professor Crisanti», ha detto il governatore veneto. «È inevitabile che i purosangue tirino qualche sgroppata, l'importante è l'obiettivo. Il dibattito è il sale della scienza, è giusto che sia così». «Ho visto come positivo il suo intervento - commenta Crisanti - Io non sono una persona litigiosa, ma difendo solo il contributo scientifico che ho dato, non me lo faccio scippare».

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Quanto alle voci di chi ha minimizzato l'attività del laboratorio del virologo, per esempio dicendo che per isolare il virus ci si è rivolti altrove, Crisanti sorride: «Io non faccio annunci scientifici, contrariamente ad alcuni colleghi. Quando ho parlato, l'ho fatto perché avevo in mano dei risultati e ho scelto di presentarli quando ho pubblicato su 'Naturè. Devo dire altro? Se dovessi replicare, ricorderei che noi abbiamo accumulato 250 sequenze virali e isolato tutti i ceppi di Vò Euganeo, che sono un'altra ottantina, e li stiamo analizzando. Io parlo dei risultati quando ne avrò di nuovi. Non è che ogni volta che faccio uno starnuto lo proclamo. Penso però che Zaia nei miei confronti sia stato magari influenzato da persone gelose».

«Sono stato letteralmente travolto da manifestazioni di stima e affetto e da incoraggiamenti ad andare avanti. E ho deciso che rimango nel Comitato tecnico scientifico» della Regione Veneto. Parola di Andrea Crisanti. Il responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova ha deciso: «Andandomene era come se dovessi tradire una missione, l'impegno che avevo preso. Le mie parole sulla voglia di lasciare, diventate di dominio pubblico sui media, erano uno sfogo fra amici e mi sono stupito poi della reazione, del caos che è scaturito», dice Crisanti. 

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Mi hanno scritto in tanti, anche persone comunì - Parole dettate, sottolinea, «da alcune difficoltà di interazione che ho avuto con il governatore Luca Zaia, dal ruolo marginale del Comitato tecnico scientifico, dal fatto che mi sono trovato a disagio considerato che le persone più vicine al presidente avevano posizioni scientifiche diametralmente opposte alla mia. Sono cose sostanziali. Se uno firma un documento che dice che il virus è clinicamente morto, a mio avviso può essere un problema a livello di politica regionale. Non è dunque stato un problema con Zaia, ma piuttosto qualcosa derivato dalla situazione che si è creata, risultato anche di mancanza di comunicazione». Le manifestazioni di stima e affetto «sono arrivate da colleghi, ma anche dalla gente - dice Crisanti - A convincermi a rimanere e continuare nel mio impegno sono state tante piccole cose. Anche le parole di persone comuni. Un conto è ricevere un messaggio da un collega, un conto è leggere una lettera che arriva da una persona che si sente vulnerabile e abbandonata. Mi sono detto: forse sto agendo in questo momento più pensando al mio ego che al servizio pubblico. Ci vuole l'umiltà di dirlo».

«Mi preoccupano Francia e Catalogna, paesi simili a noi»

«Mi preoccupa è il fatto che in Catalogna o in Francia abbiano una situazione caratterizzata da circa 800-1.000 casi al giorno. Sono Paesi che hanno una condizione sociale e climatica molto simile all'Italia. Mi chiedo perché siamo differenti, ecco. Mi chiedo se è per via delle misure protettive o perché magari non facciamo test alle persone giuste. C'è sempre una domanda da porsi». È l'analisi del virologo Andrea Crisanti, responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova. Sicuramente, ribadisce il virologo, «la movida è il luogo dove c'è una concentrazione di persone con molti contatti anche non protetti, è quindi il posto giusto per vedere se ci sono persone infette che trasmettono il virus». Quanto agli arrivi dall'estero, «sono sempre stato d'accordo sui tamponi all'ingresso nel nostro Paese. È la cosa giusta da fare e Dio solo sa quanto sarebbe stato necessario farlo all'inizio di tutto, cioè quando lo abbiamo proposto a febbraio scorso», a inizio emergenza.

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Il coronavirus Sars-Cov-2 «sfrutta il comportamento umano per trasmettersi ed è maggiormente a rischio chi ha più contatti. Queste persone vanno intercettate dove si incontrano, quindi nei luoghi della movida. Ed è altrettanto importante - sottolinea - fare controlli su chi arriva dall'estero. La priorità è circoscrivere e spegnere tutti i focolai e fare controlli su chi viene da fuori per evitare reintroduzioni del virus dall'esterno». Principi che hanno ispirato anche la riflessione del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha parlato ieri dell'ipotesi di fare una campagna di test, su base volontaria, nei punti nevralgici della movida. «Mi sembra - commenta - una cosa giusta quella di concentrare i controlli su questo fronte, è un tentativo per capire che sta succedendo, se il virus circola».
 

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