Covid, Ricciardi: «Siamo in ritardo sulle cure, serve l'ok ai nuovi farmaci»

Lunedì 1 Febbraio 2021 di Mauro Evangelisti
Covid, Ricciardi: «Siamo in ritardo sulle cure, serve l'ok ai nuovi farmaci»

Sull'organizzazione della vaccinazione di massa il commissario Domenico Arcuri non basta, bisogna nominare un responsabile che la segua 24 ore su 24, a tempo pieno, come avviene in altre Nazioni. La decisione dell'Aifa, l'agenzia italiano del farmaco, sul limite dei 55 anni per il vaccino di AstraZeneca complicherà moltissimo il percorso verso l'immunizzazione, sarebbe servito più coraggio, lo stesso che sta mancando sull'autorizzazione all'uso degli anticorpi monoclonali. Zone gialle e assembramenti di questi giorni faranno ripartire il contagio, lo vedremo tra tre settimane. Il professor Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute e docente dell'università Cattolica, guarda con apprensione ai prossimi mesi, «febbraio e marzo saranno quelli più difficili».

Come si può accelerare la campagna vaccinale?
«Io resto moderatamente ottimista, i problemi sono affrontabili e superabili. Bisogna però convincere le aziende che devono produrre più vaccini, da sole non ce la fanno e devono fare questi benedetti trasferimenti tecnologici finalizzati alla produzione. In parte sta avvenendo, ma i governi devono insistere perché così ci sarebbero miliardi di dosi, non milioni. Già oggi Sanofi e Novartis si sono impegnate a produrre per Pfizer, ma non basta.

Va sospesa temporaneamente l'esclusiva della produzione».

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L'Italia è pronta a vaccinare un numero più elevato di persone al giorno quando aumenteranno le dosi disponibili?
«Non c'è dubbio che dobbiamo fare un salto di qualità sul piano nazionale. Non può essere che la seconda fase sia gestita come la prima, che era facile, perché rivolta solo agli operatori sanitari. Dovremo vaccinare centinaia di migliaia di persone nei palasport, negli studi di medicina generale... avremo bisogno di una organizzazione di tipo militare che ancora non c'è. Non può essere considerata ordinaria amministrazione. Io penso a centomila vaccinati al giorno, ho fatto il paragone con lo sbarco in Normandia. Serve un generale che guidi le operazioni».

Non è stato un errore assegnare anche questo compito organizzativo al commissario Domenico Arcuri?
«Sì. Arcuri sta svolgendo egregiamente il suo compito e sta gestendo in maniera encomiabile l'approvvigionamento dei vaccini. Ma organizzare le vaccinazioni non è un lavoro che si può fare part time e il quadro non può essere frammentato tra le regioni. Serve una leadership forte e riconosciuta, che dia garanzie ai cittadini che questa operazione sarà eseguita con lo stesso livello di efficienza in tutto il Paese. Penso a una persona come Bertolaso, ad esempio».


L'Aifa suggerisce di riservare AstraZeneca agli under 55. Questo complica la vaccinazione?
«Molto. L'indicazione è tecnicamente corretta dal punto di vista scientifico, ma complica enormemente la campagna vaccinale. Siamo di fronte una situazione eccezionale, tanto è vero che gli inglesi hanno bypassato l'indicazione degli under 55. Teoricamente il Ministero della Salute può derogare al suggerimento dell'Aifa, ma appare difficile. Anche in Germania, per dire, l'agenzia è stata più coraggiosa».

Perché non stiamo utilizzando gli anticorpi monoclonali?
«Manca la volontà da parte di Aifa di accelerare il processo di valutazione in maniera simile a quello che ha fatto l'agenzia tedesca. Aifa ha detto che aspetta Ema (l'agenzia europea del farmaco). Quando c'è un nuovo farmaco in Europa, deve approvarlo l'Ema, che però non ha gli stessi strumenti della Fda (l'agenzia americana) che può ricorrere all'approvazione di emergenza. L'Ema ha solo lo strumento dell'approvazione condizionata, che necessita di più tempo. Ma i singoli Stati possono approvare in forma emergenziale. Anche in questo caso: Aifa dovrebbe essere più coraggiosa, la richiesta da Ely Lilly è arrivata, questi anticorpi monoclonali vengono prodotti anche in Italia, riducono del 70 per cento l'aggravamento. Cosa stiamo aspettando?».

Molte regioni sono in fascia gialla. Arrivano già immagini di assembramenti.
«Avremo un incremento dei nuovi casi positivi fra tre-quattro settimane. Ormai l'andamento di questa epidemia è prevedibile. Sarebbe importante evitare gli assembramenti, ma mi pare evidente che i semplici suggerimenti non abbiano alcuna efficacia. Se a questo aggiungiamo che sono state riaperte le scuole, abbiamo la certezza di vedere presto un incremento di casi. Come sa, io sono per la zona rossa in tutto il Paese. Febbraio e marzo saranno i mesi più difficili. A giugno saremo maggiormente al sicuro».

 

 
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Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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