«Non doveva andare così, sono state perse vite che non dovevano essere perse» dice Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ci sono due date destinate ai libri di storia o semplicemente alle pagine di Wikipedia: 30 gennaio 2020 e 5 maggio 2023. La prima è il giorno della dichiarazione dello stato di emergenza di sanità pubblica internazionale da parte dell’Oms dopo che negli ultimi giorni del 2019 il coronavirus aveva cominciato a uccidere a Wuhan, in Cina. La seconda data archivia la pandemia, quanto meno dal punto di vista formale: ieri l’Oms ha sancito la fine dell’emergenza Covid.
ERRORI
Ripartiamo dall’annuncio di Ghebreyesus: «Il Comitato tecnico dell’Oms ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione». Ricostruisce il calvario del pianeta: «All’inizio della pandemia, fuori dalla Cina c’erano circa 100 casi di Covid-19 e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da quel momento il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti». Un avvertimento: la minaccia globale è ancora presente. «Non esiterò a convocare un altro Comitato di emergenza se il Covid-19 ancora una volta dovesse mettere il mondo in pericolo. Permane il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare altre ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i Paesi possano fare ora è abbassare la guardia, smantellare il sistema che hanno costruito e lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi. Mentre noi parliamo migliaia di persone stanno lottando per le loro vite nelle terapie intensive e milioni continuano a vivere con gli effetti debilitanti della condizione post-Covid. Il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando».
CRISI
Non è stata solo una crisi sanitaria, ha causato «sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e spingendo milioni di persone nella povertà. Ha provocato sconvolgimenti sociali, con chiusura delle frontiere e milioni di persone colpite da isolamento, depressione e ansia». Cosa non ha funzionato? Ghebreyesus: «Una mancanza di coordinamento, di equità e solidarietà ha significato che gli strumenti a disposizione non siano stati utilizzati efficacemente come avrebbero potuto. Per questo abbiamo ora un Piano pandemico: è un impegno verso le generazioni future a non tornare indietro al vecchio schema di panico e trascuratezza che ha lasciato il mondo vulnerabile. Se ritorneremo alle cose come erano prima del Covid, avremmo fallito nell’imparare la lezione». Il ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci, osserva: «Possiamo dire che l’emergenza sanitaria Covid-19 è alle nostre spalle. Il mio pensiero va innanzitutto ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari che non hanno risparmiato energie per combattere questo incubo globale e alle persone che non ce l’hanno fatta. In loro memoria non dobbiamo dimenticare questa terribile esperienza e dobbiamo rafforzare la ricerca, le strutture sanitarie e l’assistenza territoriale perché non accada mai più niente di simile».