Covid, i 10 errori sulla pandemia e come si può rimediare, lettera aperta al governo di 10 accademici Le schede

Giovedì 29 Ottobre 2020 di Francesco Malfetano
Covid, i 10 errori sulla pandemia e come si può rimediare, lettera aperta al Governo di 10 accademici Le schede
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 «I sacrifici degli italiani, reclusi per due mesi fra marzo e aprile, sono stati gettati alle ortiche». Tra errori inconsapevoli, valutazioni sbagliate o impegni presi e mai portati termine, la gestione dell’emergenza Covid in Italia ha lasciato con l’amaro in bocca un po’ tutti. Non solo le opposizioni e i cittadini, con questi ultimi sempre più spesso sopraffatti dalla situazione e dai Dpcm, ma anche professionisti e studiosi italiani.

E proprio da una parte significativa di questi è appena stata lanciata una «operazione verità» per mettere in chiaro gli errori commessi e aiutare il governo nella futura gestione del virus. «Non solo perché ciascuno si faccia carico delle proprie responsabilità», ma soprattutto per evitare possano ripetersi «quando in futuro, domata la seconda ondata, potremmo trovarci a dover fronteggiare la terza».

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IL MANIFESTO
Lo si legge sulla nota con cui dieci studiosi italiani - tra cui Luca Ricolfi, ordinario di Analisi dei dati all’Università di Torino e presidente della Fondazione David Hume; Giovanni Orsina, ordinario di Storia contemporanea e direttore della School of Government Luiss; Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia e direttore del dipartimento di Medicina molecolare, Università di Padova e Giuseppe Valditara, ordinario di Diritto privato e pubblico dell’Università di Torino oltre che coordinatore di Lettera150 - hanno accompagnato il loro manifesto.

Un testo in cui hanno messo per iscritto i «10 errori gravi commessi dalle istituzioni, e innanzitutto dal governo, nella gestione dell’epidemia». Sì, perché, come sottolinea il testo, alla luce della Costituzione (art. 117 e 120), il coordinamento e la programmazione delle politiche di tutela della salute degli italiani erano di competenza di Conte e dei suoi ministri. A loro quindi va imputato l’insuccesso sui numerosi dossier che, in questi mesi, mai sono stati del tutto risolti, lasciando il Paese nel limbo. Non sono infatti mai arrivati i tamponi di massa, le scuole davvero in sicurezza, i dati epidemiologici accessibili, il tracciamento dei contatti dei positivi, il rispetto reale del divieto di assembramenti e le sanzioni, le 3500 terapie intensive promesse, l’adeguato distanziamento sui mezzi pubblici, la disponibilità per tutti di vaccini antinfluenzali, gli investimenti sulla medicina territoriale e i Covid hotel. 

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Si tratta dei temi su cui «è avvenuta la Caporetto del Governo, come dimostra  l’evoluzione dell’epidemia». Ma una via alternativa per ognuno di quei dossier esiste ed è tracciata proprio dal manifesto (scaricabile dai siti web della Fondazione Hume e del think thank Lettera 150) che al suo interno contiene le «10 cose da fare che non si sono fatte». Il testo quindi non si limita ad individuare le mancanze, ma fornisce anche delle soluzioni elaborate e sottoscritte pure da Nicola Casagli, Pierluigi Contucci, Paolo Gasparini, Francesco Manfredi, Stefano Ruffo e Claudio Zucchelli.

Tutte eccellenze del Paese, consapevoli che «il problema cruciale di un’epidemia non è portare il numero di contagi vicino a zero, ma mantenerlo basso quando il peggio sembra passato. Per garantire questo, servono tutte e 10 le cose che abbiamo elencato». Ma serve anche un impegno del governo centrale «ad attuarle in tempi brevi e certi con un cronoprogramma che specifichi costi, strumenti, fasi di avanzamento, date di conclusione». Il rischio che corriamo è grande ed «è che, dopo il tempo delle chiusure, quello delle aperture ci restituisca la medesima illusione  in cui siamo vissuti quest’estate». 

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Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 13:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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