Coronavirus, i malati migliorano con il plasma. Cauti i medici: «Cura da valutare»

Mercoledì 29 Aprile 2020 di Graziella Melina
Coronavirus, i malati migliorano con il plasma. Cauti i medici: «Cura da valutare»

L'utilizzo del plasma per il trattamento dei pazienti affetti da Covid sta dando qualche risultato incoraggiante. Le persone coinvolte nella sperimentazione, per il momento, sono ancora poche. Ma la terapia avviata dal Policlinico San Matteo di Pavia comincia ora a essere utilizzata anche in altri ospedali. Al Carlo Poma di Mantova, gli esperti si dicono sorpresi per i risultati ottenuti. Qui, nei giorni scorsi, la sperimentazione è stata avviata su alcuni medici e su una donna in attesa di un bambino. E ora pare stiano meglio. In totale sono 25 i pazienti trattati con il plasma, ma è presto per dire quanti siano quelli davvero guariti. «Occorre un'analisi completa su tutti i pazienti prima di trarre le conclusioni», ha precisato Massimo Franchini, responsabile di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Poma. Anche all'ospedale Maggiore di Novara si tenta la stessa strada. L'unico paziente trattato finora sta meglio. «Il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso ad una persona in terapia intensiva - fanno sapere dall'ospedale - ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente ha lasciato la rianimazione». Ora si spera che il trattamento possa funzionare anche su altri pazienti.

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CRITERI
Non si tratta però di una terapia semplice, anche perché per selezionare le persone che possono donare il plasma occorre seguire criteri molto stringenti. «Per determinare se la trasfusione da persona convalescente può essere utilizzata nel trattamento dei pazienti critici con infezione da coronavirus - spiega Gennaro Mascaro, a capo del servizio di Medicina trasfusionale di Novara - è necessario determinare la quantità di anticorpi specifici: se ci sono le condizioni, eseguiamo la raccolta di questo plasma iperimmune e poi possiamo procedere alla trasfusione in pazienti critici in terapia intensiva o subintensiva. Dopo la raccolta, il plasma viene da noi trattato ulteriormente, si ha la cosiddetta inattivazione, in modo da annullare l'eventuale presenza di altri virus». L'individuazione dei donatori, cioè dei pazienti affetti dal Covid e poi guariti, deve essere fatta seguendo i requisiti indicati dal Centro nazionale sangue (Cns). «Noi forniamo indicazioni su come selezionare i donatori, ma non entriamo nel merito dell'autorizzazione dei protocolli clinici - precisa il direttore del Cns Giancarlo Maria Liumbruno -. Se le sperimentazioni avranno risultati positivi confermati, saremo tutti contenti perché in questo ambito le evidenze scientifiche robuste mancano». Insomma si invita alla cautela.

I FARMACI
Intanto, però, anche l'industria farmaceutica si sta concentrando sul plasma per riuscire a realizzare un farmaco efficace per il Covid. «Il plasma da convalescente - spiega infatti Liumbruno - può servire anche all'industria del farmaco per produrre le immunoglobuline specifiche». E, in prospettiva, i donatori di sangue potrebbero essere coinvolti. «Il donatore che è guarito e ha sviluppato anticorpi potrebbe donare il plasma, e questo plasma potrebbe andare a essere destinato per estrarre gli anticorpi. Le industrie ci stanno già lavorando, ma serviranno mesi».



 
 

 
 
 

Ultimo aggiornamento: 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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