Il via libera è già arrivato, sulla data c'è ancora incertezza. I richiami del vaccino verranno somministrati a 4 mesi dalla seconda dose e non più a 5 come invece prevedevano le ultime indicazioni: sarà possibile prenotare infatti il booster a 120 giorni, spiega l'ultima circolare del ministero della salute. Già, ma da quando? Deciderà il Commissario straordinario per l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, ma la data che si fa strada è quella del 10 gennaio. Da quel momento chi ha prenotato la terza dose potrà disdire l'appuntamento e prenotarne uno, certamente più ravvicinato.
Cosa fanno gli altri Paesi
In origine per la terza dose era stato dato l'ok a una distanza di 6 mesi dalla seconda dose, poi il distacco temporale è sceso a 5 e ora a 4. In Europa c'è già chi ha fatto ancora di più, dando il via alle prenotazioni a 90 giorni, come Germania, Francia e Gran Bretagna. In Germania addirittura il ministro della salute Lauterbach ha confermato la possibilità di dare il via anche a una quarta dose. Israele sembrava essere di nuovo il primo Paese a partire con le quarte dosi, anticipando tutti ancora una volta: eppure è arrivato lo stop last minute per via dei dati confortanti su Omicron che arrivano dalla Gran Bretagna sulla letalità della variante.
Galli: giusto accorciare i tempi
Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, ha parlato positivamente dell'accorciamento della validità del Green pass da 9 a 6 mesi e dell'anticipazione della dose di richiamo del vaccino da 5 a 4 mesi dalla seconda dose. «I dati che stanno sempre più emergendo sulla durata dell'efficacia dei vaccini, soprattutto per quanto attiene all'infezione - spiega l'esperto - ci dicono che verosimilmente bisogna accorciare i tempi del booster e quindi c'è una logica in tutto questo. Teniamo conto - sottolinea - che la variante Omicron da questo punto di vista rappresenta un'incognita ulteriore. E ragionando in un'ottica di popolazione ridurre i tempi della validità del Green pass e quindi della vaccinazione ha una sua validità. Poi è un dato di fatto - sottolinea - che ci sono persone che rispondono bene e che hanno una risposta anticorpale ancora molto valida anche dopo parecchio tempo dalla seconda dose». Tuttavia abbreviando i tempi del richiamo «rischi proprio non ce ne sono - assicura - e complessivamente, considerando la popolazione nel suo insieme, potrebbe essere un elemento utile perché va a dare un ulteriore stimolo a coloro che hanno risposto poco, male o insufficientemente».