Mare e piscina, bambini in sicurezza: ecco le regole per prevenire i rischi

In Europa l'annegamento causa la perdita di 23.000 vite ogni anno

Lunedì 13 Giugno 2022
Mare e piscina, bambini in sicurezza: ecco le regole per prevenire i rischi

Al mare o in piscina la sicurezza dei bambini è fondamentale. La morte per annegamento è infatti il rischio che incombe quando si parla di bimbi e acqua. Le Nazioni Unite hanno approvato anche una risoluzione sulla prevenzione degli annegamenti. Al mondo si calcolano almeno 63 vittime al giorno. In tutto sono oltre 2,5 milioni i morti annegati nel mondo nell'ultimo decennio. 

L'annegamento è la seconda causa di morte tra i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni e la quarta tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni (fonte: International Life Saving).

In Europa, l'annegamento causa la perdita di 23.000 vite ogni anno, senza contare le vittime di inondazioni, incidenti di trasporto in acqua, quelle della crisi dei rifugiati e i suicidi.

Inoltre, migliaia di persone - non salvate in tempo - soffrono di disabilità a vita a causa di incidenti non mortali dovuti all'annegamento.

Come si prevengono gli annegamenti? 

La presenza di un bagnino riduce molto il rischio. Ma ci sono anche poche regole che possono aiutarci quando siamo al mare o in piscina. Eccole: 

- Sorvegliare sempre i propri figli e i propri vicini in prossimità dell'acqua.

- Indossare il giubbotto di salvataggio quando si va in barca.


- Non bere alcolici quando si è in acqua o in prossimità dell'acqua.


- Nuotare sempre in zone dove ci sono i bagnini.


- Allenare le capacità di salvataggio in sicurezza. 


- Intervenire se qualcuno ha bisogno di aiuto.

Perché si annega?

Gli esperti di Salvataggio in acqua hanno identificato 4 rischi: la mancanza di conoscenza, la noncuranza o l' errata valutazione del pericolo. Poi l'accesso in acqua non informato, non protetto o non limitato al pericolo. Ancora: la mancanza di supervisione o sorveglianza e infine l'incapacità di far fronte alle difficoltà. 

Come si mette in moto la macchina del soccorso? Cosa dobbiamo controllare che ci sia?

È fondamentale non perdere di vista i bambini, rimanere nei pressi del punto dove fanno il bagno. Importantissimo che sia presente anche un bagnino. È significativo anche saper riconoscere l'angoscia, i segnali di annegamento per poter chiedere aiuto. Si deve poi evitare di entrare in acqua per il salvataggio se non si è addestrati a farlo.
Si può gettare un oggetto galleggiante alla vittima. Come si porta fuori dall'acqua? Si raggiunge la vittima o se non si è in grado bisogna tentare di istruire la vittima (che nel frattempo ha potuto affrapparsi a un aggetto galleggiante) sul ritorno a riva. 

Quali cure si prestano?


Se la vittima non respira, spiega l'International Life Saving Federation, si deve iniziare la rianimazione cardiopolmonare, comprese le ventilazioni. Bisogna considerare l'ossigeno e l'uso del defibrillatore se disponibile. 

Bambini e acqua: a seconda dell'età i rischi sono diversi

Al mare o in piscina è importante identificare gruppi di utenti specifici che sono a rischio. Un gruppo di utenti vulnerabili è sicuramente quello dei bambini sotto i sei anni. Con loro, il genitore o il tutore deve sempre stare in acqua con il bambino. A meno che non si tratti di corsi di nuoto regolamentati con insegnanti qualificati. La regola numero uno, come abbiamo visto, è comunque stare nei pressi del punto dove gioca il bimbo. Con i bimbi piccoli è utile predisposizione barriere e far familiarizzare i piccoli con l'acqua. I genitori e i tutori dovrebbero anche imparare le tecniche di rianimazione e di autosalvataggio in acqua. Anche i bambini da 7 a 12 anni sono considerati un gruppo vulnerabile. E anche con loro i genitori o i tutori devono sempre partecipare all'attività in acqua se il bambino non è in grado di nuotare. I giovani da 13 a 18 anni dovrebbero imparare a eseguire la rianimazione (per rianimare un compagno ad esempio). Dovrebbero imparare a nuotare e a sopravvivere, e tutte le competenze e le abilità di sicurezza in acqua. Inoltre una sorveglianza ravvicinata è possibile in impianti con acque poco profonde, non
acque basse, non più profonde di 1 metro e 35. Inoltre bisognerebbe sempre informare su cosa fare in caso di affaticamento oppure di panico. Se possibile, bisogna cercare di scoprire se ci sono diagnosi particolari, ad esempio
problemi cardiaci noti, storia di ictus, diabete, epilessia, ecc.

Parchi acquatici

In impianti dove ci sono giochi, per esempio i parchi acquatici, ed è prevista la possibilità di attività particolari con scivoli, onde, fiumi o rapide e correnti, trampolini deve esserci una routine di sorveglianza perché la profondità dell'acqua potrebbe essere superiore alla lunghezza di un braccio per bambini e ragazzi sotto i 12 anni. Se c'è un'attrazione o un'attività che richiede una certa abilità bisogna informare gli utenti e rendere ben visibili i requisiti di abilità, i limiti di età, i limiti di altezza. E far capire bene come funziona il circuito dal punto di partenza a quello di arrivo.  Il limite di 12 anni è quello raccomandato in generale per questo tipo di attrazioni. I bambini al di sotto dei sei anni non dovrebbero mai essere lasciati soli. E nelle informazioni va specificato l'orario di apertura e chiusura, e anche quello - se c'è - in cui le aree della piscina non sono sorvegliate.

Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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