AstraZeneca, cosa succede ai giovani vaccinati? Seconda dose, rischio trombosi e mix con Pfizer

Giovedì 10 Giugno 2021 di Alessio Esposito
AstraZeneca, cosa succede ai giovani che hanno ricevuto la prima dose? Rischi bassi e ipotesi mix vaccini

Dopo le ultime valutazioni del Cts il vaccino AstraZeneca sarà, con ogni probabilità, destinato solo agli over 60. Eppure in Italia, soprattutto nelle ultime settimane, da quando il 3 giugno è stato eliminato il vincolo dell'età per l'adesione alla campagna vaccinale, moltissimi ragazzi dai 18 anni in su hanno ricevuto l'iniezione della prima dose del siero anglo-svedese. Attraverso l'organizzazione di open day, infatti, numerose Regioni sono riuscite ad accorciare i tempi e a somministrare il vaccino anche alle fasce più giovani di popolazione.

Cosa succederà a queste persone dai 18 ai 59 anni che hanno ricevuto AstraZeneca ora che il vaccino sarà appannaggio esclusivo degli over 60? Ecco le ipotesi sul tavolo.

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Perché AZ non è raccomandato ai giovani

I benefici del vaccino Astrazeneca sono ritenuti maggiori rispetto ai rischi per i soggetti di età superiore ai 60 anni, come spiegato già mesi fa da Aifa e recepito dal ministero della Salute. Per questo è stato raccomandato l'utilizzo di vaccini mRna (Pfizer e Moderna) nelle fasce d'età più giovani per evitare di correre rischi, per quanto minimi. Tuttavia chi ha già ricevuto la prima dose AstraZeneca - assicurano gli esperti - non dovrà preoccuparsi. Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano e ordinario all'Università degli Studi di Milano, intervenendo ad Agorà su Rai Tre ha spiegato: «Queste rare manifestazioni negative al vaccino sono limitate alla prima dose e avvengono nell'arco di due settimane dalla somministrazione. Quindi chi ha fatto il vaccino e non le ha avute, può stare sereno».

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Seconda dose non è a rischio

Non c'è motivo di pensare, allo stato attuale delle cose, che quindi la seconda dose con AstraZeneca sia in discussione. Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito dell'Humanitas University, intervenendo a Timeline su Sky Tg24 ha chiarito: «Queste complicanze, anche gravi, se vengono diagnosticate per tempo e riferite a un centro ad alta specializzazione, nella grande maggioranza dei casi si possono controllare. E non ci sono dubbi, sulla base dei dati, che chi non ha avuto problemi alla prima dose possa avere la seconda in sicurezza».

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L'ipotesi mix AZ-Pfizer

Sulla possibilità di mixare la prima dose di AstraZeneca con un seconda Pfizer, Mantovani ha spiegato: «Dal punto di vista immunologico ci sono dati ottenuti a Oxford che suggeriscono che i vaccini anti-Covid a Rna messaggero, come gli immunologi sospettavano, siano un po' più efficaci nel dare produzione di anticorpi. Mentre i vaccini su piattaforma adenovirus come AstraZeneca e J&J sono un po' più efficaci nel dare una risposta dei direttori dell'orchestra immunologica, i linfociti T. Quindi c'è un razionale nel cercare di avere il meglio dei due mondi. Ma abbiamo pochi dati, ottenuti in Spagna e in Regno Unito. E noi abbiamo bisogno di dati per ragionare».

 

Trombosi, con AZ un caso ogni 100mila prime dosi

I casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria di AstraZeneca sono in linea con quanto osservato a livello europeo: 1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate e prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Nessun caso è stato segnalato dopo la seconda dose: è quanto rileva il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini Covid-19.

Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 10:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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