Alzheimer, i primi sintomi (legati alla mielina) che possono indicare che si soffre della malattia. Lo studio spagnolo

I ricercatori rilevano alterazioni cerebrali nelle persone anziane a rischio di sviluppare l'Alzheimer che contribuirebbe alla diagnosi precoce

Sabato 18 Febbraio 2023 di Alessandro Rosi
Alzheimer, i primi sintomi (legati alla mielina) che possono indicare che si soffre della malattia. Lo studio spagnolo

I primi sintomi che si soffre di Alzheimer potrebbero essere legati all'alterazione della mielina, sostanza che avvolge i neuroni facilitandone la comunicazione. Questa è la scoperta di un recente studio spagnolo.

Da tempo è noto come nel cervello di pazienti affetti dalla malattia neurogenerativa si osserva la deposizione della proteina amiloide e la morte dei neuroni, localizzati nella cosiddetta sostanza grigia. Gli esami radiologici mostrano, però, anche un danno della sostanza bianca, ovvero quella parte dell’encefalo che è invece costituita principalmente dalla mielina.

Alzheimer, i primi sintomi (legati alla mielina): lo studio

Un gruppo di ricercatori spagnoli ha riunito 387 anziani portatori del genotipo ApoE4, il principale fattore di rischio genetico per la patologia, o che avevano parenti di primo grado che hanno sofferto di questa malattia. I partecipanti avevano un'età compresa tra 55 e 75 anni. Una scelta non causale, visto che l'Alzheimer è la principale causa di disabilità neurologica nelle persone di età superiore ai 65 anni.

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I risultati

I risultati della ricerca, pubblicata sulla rivista Alzheimer's Research & Therapy, hanno rivelato che le persone che mostrano i due fattori di rischio per la malattia di Alzheimer hanno alterazioni della mielina intercorticale. Lesioni che si verificano nel cervello fino a 10 anni prima che compaiano i primi sintomi. "Prima che inizino i problemi di memoria", indica uno dei ricercatori al quotidiano El Espanol.

Cos'è la mielina e come influisce

Queste lesioni precoci influenzano notevolmente il funzionamento neuronale e i circuiti cerebrali che controllano sia la memoria che altre funzioni cognitive superiori. "Le prime lesioni della malattia sono gli aggregati di proteina beta-amiloide, che a loro volta colpiscono la mielite corticale", prosegue il ricercatore. La mielina è una sostanza lipoproteica che circonda le fibre nervose. Le alterazioni della mielina corticale potrebbero diventare un modo per rilevare l'Alzheimer nelle sue prime fasi.

 

La scoperta

Come si è scoperto? La presenza di mielina corticale è stata stimata indirettamente in ciascuno degli individui che hanno partecipato allo studio con immagini di risonanza magnetica cerebrale il cui contrasto ha dimostrato di essere sensibile alla mielina. "Il gruppo che ha presentato il maggior numero di alterazioni della mielina è stato quello che ha mostrato entrambi i fattori di rischio", afferma Cantero, direttore della ricerca.

Le possibili terapie

Ma le alterazioni della mielina corticale non sono ancora un altro fattore di rischio per l'Alzheimer. Sì, ci sono prove scientifiche che le persone con il genotipo ApoE4 e una storia familiare sviluppano la malattia più frequentemente. In questo modo, i cambiamenti nella mielina corticale potrebbero essere un marcatore molto precoce di danno cerebrale nelle persone con questi fattori di rischio. "Queste persone potrebbero beneficiare di programmi di stimolazione cognitiva - propone Cantero - o dell'applicazione non invasiva della stimolazione cerebrale diretta alle regioni della corteccia con alterazioni della mielina".

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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