Parkinson e Alzheimer, dieta povera di glucosio e colesterolo può controllarne l’insorgenza

Martedì 28 Maggio 2019
Parkinson e Alzheimer, dieta povera di glucosio e colesterolo può controllarne l’insorgenza

Una dieta dà nuove speranze per controllare l'insorgenza di malattie degenerative come Parkinson e Alzheimer. Una dieta povera di colesterolo e glucosio può aiutare il metabolismo a contrastare la neuroinfiammazione. E’ infatti consolidato ormai che le cellule non neuronali, in particolare microglia ed astrociti - dalle quali dipende la neuroinfiammazione - precedono e accompagnano la neurodegenerazione. Ma con un’alimentazione equilibrata è possibile controllare le alterazioni del microbiota intestinale in grado di contribuire all’insorgenza di patologie come Parkinson o Alzheimer.

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“Si ritiene che il processo neurodegenerativo possa passare per l’interazione tra meccanismi di neuroinfiammazione ed altri elementi patogenetici, che possono coinvolgere anche elementi legati al metabolismo dei lipidi, al colesterolo, o all’attività sinaptica - spiega Giacomo Koch, neurologo e direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia sperimentale della Fondazione Santa Lucia - L’idea che sta emergendo è che il microbiota intestinale possa contribuire all’insorgenza di alcune patologie. Per esempio, nella malattia di Parkinson ci sono associazioni forti tra alcune alterazioni del microbiota e, in presenza di ceppi particolari di batteri, c’è una maggiore probabilità di sviluppare la malattia. Esistono anche legami con la schizofrenia, per cui alterazioni del microbiota e psicopatogenesi vanno di pari passo, e una correlazione tra disturbi dell’umore e sindrome dell’intestino irritabile”.

Ma che cosa accade di preciso? “I batteri - spiega Koch - vanno a modificare l’assorbimento dei lipopolisaccaridi o, nel caso dell’Alzheimer, della sostanza amiloide a livello intestinale. Questo fenomeno può essere favorito o meno dalla presenza di alcuni ceppi batterici, per cui il circuito prevede un differente assorbimento delle sostanze a seconda del profilo batterico, che a sua volta si riflette nell’incremento di sostanze neurotossiche che devono essere gestite da processi di neuroinfiammazione tramite l’interazione con la barriera ematoencefalica, che fa sì che alcune sostanze vengano trasportate a livello cerebrale. Cibi ricchi di colesterolo possono essere associati a un danno e a un aumento della neuroinfiammazione così come cibi ad alto contenuto di glucosio favoriscono la crescita di alcuni ceppi batterici. In linea di massima una dieta mediterranea, povera di colesterolo e glucosio, ma ricca di pesce e Omega3, può aiutare a tenere sotto controllo processi neuroinfiammatori già in corso o a ritardarne la comparsa”.

Ma oltre alla prevenzione alimentare una nuova terapia che agisce sul controllo della neuroinfiammazione del sistema nervoso e del connesso stress ossidativo localizzato promette risultati incoraggianti. “Un importante ruolo di modulazione della neuroinfammazione è svolto dal sistema endocannabinoide.
La ricerca sta dimostrando come PeaLut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina) sia in grado di controllare il meccanismo neurodegenerativo. La molecola modula l’interazione tra le cellule non neuronali disregolate, quali mastociti, microglia e astrociti, prevenendo il danno neuronale e potenzialmente ritardando la progressione della patologia. C’è evidenza che i pazienti che soffrono di malattie neurodegenerative hanno una aumentata attività neuroinfiammatoria che è controllata in gran parte dalla microglia. In sostanza PeaLut va a regolare l’attività della microglia promuovendo l’attivazione di alcuni fenotipi più protettivi rispetto ad altri più tossici”.

Ultimo aggiornamento: 12:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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