Patologia sociale perniciosa quella delle bande di ultras che negli anni sgranano il rosario delle vendette caricandolo di violenze e soprusi.
Due o trecento scalmanati, in gran parte già identificati sebbene inguainati in tute nere con cappuccio anti-identificazione, hanno trasformato la più importante arteria stradale del paese in un campo di battaglia per vendicare, tenere accesa la fiamma dell’odio delle “ferite all’onore”. Di qui il ciclico, quasi ineludibile ripetersi di accessi violenti. Daspo, processi, sanzioni anche pesanti forniranno terapie d’urto e tuttavia si dovranno rimuovere le cause di fondo di questo fenomeno che avvelena la fabbrica delle emozioni più grande del mondo, il calcio.
È sul piano culturale, dell’educazione civica, del rispetto delle regole della convivenza civile e perfino, banalmente della democrazia che si deve agire con forza e anche con severità. Il gioco sporco che utilizza l’amore per il pallone come alibi per l’arbitrio ha bisogno di un inedito, risolutivo calcio di rigore.
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