Occupazioni, la morte dello Stato di diritto

Venerdì 21 Febbraio 2020 di Paolo Graldi
Il piano sgomberi, che già consisteva nella promessa di restituire ai proprietari una dozzina di stabili nell'arco scandaloso di sette anni, ieri pomeriggio, è addirittura finito in una bolla di sapone. Si è dissolto in un puff che contiene l'acre sapore della demagogia pre-elettorale. Una nefasta maggioranza, figlia del patto M5S-Pd, ha congelato il piano che nel luglio scorso aveva raggiunto un pur insufficiente traguardo: diluiva il rispetto delle regole dello Stato di diritto in una sorta di rinvio sine die. Tale è da considerare per il ripristino della legalità l'attesa dei sette anni prevista a luglio.

Con il ceffone politico che di fatto azzera il progetto di ritorno alla normalità almeno su quegli stabili occupati abusivamente, si calpesta per evidenti interessi politici a buon mercato, una norma fondamentale del diritto. Una decisione grave, inquietante e deflagrante. Una resa dello Stato nei confronti di chi delinque e con il sopruso calpesta un diritto fondamentale, che si tratti di proprietà pubblica o privata. La paura di rimbalzi negativi sul delicato terreno dei consensi, e ancor più di quelli elettorali ormai alle viste, hanno prevalso sul rispetto del diritto. Se si sparge il profumo del voto e la legge si congela significa che siamo scesi di un altro gradino verso il basso. Ma quei consensi rastrellati a buon mercato alla fine non costeranno troppo anche al sindaco e alla sua giunta?
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