Roma, usura ed estorsioni: all'Alberone il racket dei calabresi. «Siamo del clan Piromalli»: e taglieggiavano i negozianti

Sequestrati beni per un milione di euro

Mercoledì 16 Novembre 2022 di Camilla Mozzetti
Alberone: calabresi taglieggiavano i commercianti millantando l'appartenenza al clan Piromalli

In carcere ci erano finiti lo scorso marzo con l’accusa di aver messo su un sistema di usura ed estorsione. Taglieggiavano le vittime - commercianti per lo più - all’ombra dell’Alberone, il popoloso quartiere del Tuscolano, millantando appartenenze per via del cognome con una cosca di ‘ndrangheta. Si chiamano Piromalli ma contatti diretti con la mala calabrese non sono stati accertati. Tuttavia, con quel nome hanno per anni tenuto in mano decine di persone. Prestiti a strozzo e minacce neanche troppo velate se qualcuno si permetteva di non rientrare dei debiti nei tempi concordati.

E ieri, la Divisione anticrimine della Questura ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni, finalizzato alla confisca, emesso, in base alla normativa antimafia, dalla sezione delle misure di prevenzione del tribunale. 


LA CONFISCA


Immobili, denaro, attività commerciali per un valore complessivo di circa un milione di euro. Nello specifico sono state sequestrati cinque appartamenti, il 50% delle partecipazioni di due società operanti nella rivendita di automobili intestate a prestanome più contanti per circa 100 mila euro. Giuseppe Piromalli, il fratello maggiore, poi Francesco e Carmine, il sequestro dell’Anticrime parte da Roma ma arriva a Cosenza e poi Siderno. Nella Capitale gli agenti di polizia hanno sequestrato di fatto un’intera palazzina in via Contigliano 14, tra la Riserva dell’Insugherata e via Trionfale. A Francesco Piromalli, classe 1967, è stato sequestrato il 50% delle quote della “New Ecorental s.r.l”, con sede legale in via della Cellulosa e sede di esercizio in via di Torre Morena dove appunto si trova il salone di autovetture e autoveicoli leggeri. Un altro 50% delle quote della “Su di giri s.r.l”, operante sempre nella compravendita di auto, è stato sempre sequestrato a Francesco Piromalli. A rientrare nell’operazione anche rapporti creditizi e pure un centro estetico - il “Marilyn nails” di via Millesimo (tra via di Torrevecchia e via della Pineta Sacchetti) intestato, stavolta, al fratello minore dei Piromalli, Carmine, classe 1976. Tutti e tre i fratelli - per quanto all’esito del processo di primo grado lo scorso gennaio sia stata ritenuta insussistente l’aggravante dell’associazione mafiosa - si comportavano all’Alberone come fossero dei boss, stando alle indagini condotte dalla polizia. 

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Nel decreto di sequestro è ben sintetizzato il metodo adoperato: «Il modo di relazionarsi dei Piromalli, da più eventi registrati, comportava l’utilizzo di armi improprie, prevaricazione, spedizioni punitive, clima di intimidazione. Il loro fine era quello di incutere timore, se non quello di terrorizzare, per mettere in chiaro con tutti chi fossero e chi comandasse nel territorio, palesando quella minaccia mafiosa che, pur non avendo raggiunto la soglia della punibilità nel procedimento, caratterizzava le loro condotte». E ancora: i tre fratelli «spendevano il nome della ‘ndrina Piromalli sfruttandone l’omonimia in modo tale da ingenerare nelle vittime la convinzione di avere a che fare con esponenti della nota ‘ndrina» convinti molto probabilmente di quel vecchio adagio per cui una menzogna, a volte, diventa più vera della realtà. 

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Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA