«Roma non ti dimenticherà», dicono una dopo l'altra le oltre duecento persone che si sono radunate ieri davanti all'ingresso del ristorante Brado di via Amelia all'Appio Latino. Le serrande del locale dove venerdì notte si è consumato il dramma della morte di Martina Scialdone, l'avvocatessa 34enne, restano serrate. Proprio sul marciapiede dove la ragazza è morta centrata dal proiettile sparato dall'ex, il 61enne Costantino Bonaiuti, si è tenuto il sit in tra lacrime, fiori e biglietti: «Ogni volta che una donna lotta per se stessa lotta per tutte le donne» si legge.
«Questa sera ci siamo riunite qui davanti al luogo in cui si è consumato il secondo femminicidio dell'anno per unirci al dolore della famiglia e dare voce a tutte le vittime, dando a questo fenomeno la voce è la dimensione che merita» dice Nunzia Musicco, del Telefono Rosa. Poi è il turno delle altre realtà che si occupano di violenza di genere: «Il problema della violenza di genere è endemico e sistemico. Affianco al potenziamento delle leggi esistenti, serve un substrato culturale che rifletta su cosa è la violenza. Il femminicidio è solo la punta dell'iceberg» afferma Chiara Franceschini, attivista e operatrice antiviolenza di Lucha y Siesta. «Una tragedia che ha scosso fortemente questa comunità e le risposte vanno date come comunità, prima di tutto scardinando la mentalità distorta secondo cui la violenza è anche colpa delle vittime. Dobbiamo rispondere come istituzioni, interrogarci se quello che stiamo facendo è abbastanza» ha sottolineato invece il presidente del municipio, Francesco Laddaga, che invita anche tutti cittadini a una maggiore vicinanza alle possibili vittime di violenza.
LA FAMIGLIA
«Ancora non posso credere che una ragazza possa essere morta in questo modo assurdo senza nessuno che facesse nulla per lei» commenta Ludovica Tondi, durante il sit in, residente in via Todi dove viveva Martina. A meno di 400 metri dal ristorante dove venerdì sera ha dato appuntamento al suo ex fidanzato. Presenti, ma in disparte, anche i familiari di Martina. La mamma insieme agli zii si sono stretti tra gli abbracci degli amici della giovane. C'è dolore però anche tanta rabbia. Si abbracciano, si stringono. Poi la mamma di Martina chiede di andare via. Per tutta la giornata è rimasta in casa insieme alla sorella. Una breve passeggiata intorno alle 16, sempre accompagnata dalla sorella: «Ci penserà la giustizia ora» risponde seccamente riferendosi all'arresto di Bonaiuti. Prima di chiudere il portone replica però alla difesa del killer di sua nipote che ai giudici ha detto di aver sparato per errore: «Era armato, in giro ad ammazzare la gente».