Non è morta subito, appena colpita. Martina Scialdone si è spenta poco a poco, stordita per quello che era successo, incredula di fronte al fatto che quell'uomo con cui aveva avuto una relazione l'avesse colpita. «Ma che mi ha sparato per davvero?», gli avrebbe detto dopo quel colpo esploso a meno di un metro e mezzo di distanza.
Martina non è morta sul colpo
Il proiettile della Glock calibro 45 l'ha raggiunta alla spalla destra uscendo poi dalla scapola, perforando l'arteria polmonare.
LA TESTIMONIANZA CHIAVE
In verità secondo quanto dichiarato dal fratello della vittima che era presente al momento della sparatoria, Bonaiuti quando si trovava davanti a Martina ad una distanza di un metro, un metro e mezzo avrebbe estratto l'arma e sparato. L'uomo rinchiuso a Regina Coeli con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dagli abbietti e futili motivi indotti dalla gelosia, non si dà pace. Continua a dire che voleva uccidersi e che ha colpito Martina per errore ma come ha scritto il gip nell'ordinanza di custodia cautelare, dopo la sparatoria non ha puntato la pistola contro di sé ma è risalito in macchina ed è tornato a casa. La difesa dell'ingegnere dell'Enav continua a puntare il dito contro i presunti ritardi che se non ci fossero stati avrebbero permesso a Martina forse di salvarsi. Ma in base a quanto ricostruito dai proprietari del locale Brado che hanno chiamato i soccorsi già al momento della lite e dalle due telefonate ricevute dal 112, la polizia è arrivata sul posto a meno di venti minuti dalla prima chiamata in cui si denunciava una lite e pochi istanti dopo la sparatoria. Tant'è che Bonaiuti è stato rintracciato immediatamente a casa, a Fidene, dove pure era tornato avvisando la moglie di quello che era accaduto.
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