Roma, promessa in sposa a 14 anni e costretta a fare l'elemosina, tenta il suicidio: genitori aguzzini a giudizio

Una coppia di bosniaci di 36 e 41 anni dovrà ora rispondere in tribunale

Martedì 25 Aprile 2023 di Flaminia Savelli
Roma, promessa in sposa a 14 anni e costretta a fare l'elemosina, tenta il suicidio: genitori aguzzini a giudizio

Promessa in sposa quando aveva appena 14anni. Picchiata, maltratta e costretta a chiedere l'elemosina. La vittima è uscita dall'incubo grazie alle confidenze fatte ad alcune insegnanti. Così gli investigatori hanno ricostruito il quadro intorno alla storia di violenza della ragazza e dei suoi 12 fratelli di cui i genitori, una coppia di bosniaci di 36 e 41 anni, dovranno ora rispondere in tribunale. La procura di Roma ha infatti chiesto e ottenuto il processo con l'accusa di riduzione in schiavitù e lesioni personali gravi.

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L'ARRESTO
Le manette per i genitori sono scattate le scorso novembre. Il giudice per le indagini preliminari aveva inoltre disposto per l'uomo la custodia cautelare in carcere, mentre la donna era stata sottoposta agli arresti domiciliari.
L'indagine era partita dalle dichiarazioni rilasciate dalla minorenne ad alcune insegnati che a loro volta, l'hanno accompagnata al commissariato San Basilio dove ai poliziotti ha raccontato tra le lacrime quanto le accadeva da anni, all'interno del proprio nucleo familiare. Dall'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma con i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, erano emerse le violenze subite dalla 14enne che in più di un'occasione, presa dallo sconforto, aveva tentato anche il suicidio. La ragazzina a causa violenza fisica e verbale, era costretta a vivere di stenti e forzata a chiedere l'elemosina davanti a un supermercato arrivando a essere promessa in matrimonio a uno sconosciuto in cambio di denaro, nonostante il suo chiaro rifiuto.
Un racconto dettagliato, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dai magistrati e che aveva ricostruito l'intero quadro familiare.

Sui due indagati si legge: «Personalità violente e prevaricatrici, determinate a trarre fonti economiche per il soddisfacimento delle loro esigenze personali dall'accattonaggio delle figlie, del tutto incapaci di considerare il dissenso e il disagio di una di loro, di rispettare l'obbligo scolastico e di occuparsi delle sue esigenze primarie». E ancora: «A fronte delle confidenze della minore con le insegnanti non hanno esitato a picchiarla per evitare l'intervento dei servizi sociali e delle forze dell'ordine, e mantenerla in uno stato di soggezione per sfruttarne l'accattonaggio» scriveva il gip sottolineando come «la minore è stata posta in uno stato di soggezione continuativo senza soluzione di continuità per anni, senza che potesse far valere il suo disagio nel mendicare in un luogo frequentato anche dai suoi insegnanti e dai genitori dei suoi compagni di scuola ed il suo desiderio di frequentare la scuola e studiare con continuità».


IL PROCESSO
Un quadro di violenze, avvalorato anche dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti, tra le quali alcune donne con cui la minore si era confidata. Violenze che sarebbero state compiute anche sui fratelli.
Nell'udienza, prevista per la prossima settimana, si saprà se i due imputati affronteranno il processo con rito abbreviato o compariranno davanti alla Corte d'Assise. Mentre insieme alla 14enne, sono stati allontanati dai due genitori anche i 12 fratelli. Pure loro costretti a crescere tra violenze e privazioni, sono stati affidati ai servizi sociali dallo scorso novembre.

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA