Expo Roma 2030, Ranucci: «Attenzione ai rapporti tra Stati: Riad non può regalare i padiglioni. Si vince solo se il Paese è unito»

Domenica 11 Dicembre 2022 di Ernesto Menicucci
Expo Roma 2030, Ranucci: «Attenzione ai rapporti tra Stati: Riad non può regalare i padiglioni. Si vince solo se il Paese è unito»

«Di due cose non vorrei più parlare: di assegnazione di grandi eventi e di calci di rigore...». Ferite che, nella vita di Raffaele Ranucci, imprenditore, ex senatore, ideatore della lista civica Gualtieri che è risultata decisiva per la vittoria dell'attuale sindaco di Roma, restano aperte: le sconfitte (da tifoso giallorosso) della Roma contro il Liverpool nell'84 e quella dell'Italia ai Mondiali Usa del 94 (col penalty finale sbagliato da Baggio, quando Ranucci era capo delegazione della Figc); e, sul fronte dei grandi eventi, la mancata assegnazione alla Capitale delle Olimpiadi del 2004 (con Ranucci presidente del comitato promotore).

Ranucci, si ricorda come andò?
«Non me lo posso dimenticare...

La sera prima dell'assegnazione, secondo i nostri calcoli, eravamo in vantaggio di sei voti. Il giorno dopo, alla conta finale, perdemmo proprio di sei...».

E le Olimpiadi andarono in Grecia
«Sì, che aveva un budget venti volte superiore al nostro. Noi avevamo 2 miliardi di lire da spendere in tre anni, loro quaranta».

Alla luce di quanto successo all'Europarlamento, teme che la storia si possa ripetere nella corsa ad Expo 2030, dove Roma se la vede con Riad (soprattutto), Busan e Odessa?
«Intanto voglio dire che il sindaco Gualtieri ha fatto benissimo a candidare Roma e scegliere come presidente del comitato promotore una personalità di alto profilo e di grande esperienza internazionale come Massolo. Detto questo...».

Detto questo?
«Purtroppo questa pratica di portare attenzione, in maniera spesso non trasparente, verso alcuni Paesi non è nuova, sia nel mondo dello Sport che in altri contesti. Per questo la preoccupazione, inutile negarlo, c'è ed è grande».

Come si può vigilare sulla corsa verso l'Expo?
«Bisogna monitorare con attenzione le mosse dei Paesi interessati: cosa propongono come scambi commerciali, che tipo di alleanze stringono. Ad esempio ho letto che l'Arabia Saudita sarebbe pronta a pagare gli stend all'Expo a quei Paesi che, da soli, non ce la fanno. Ecco, questo ad esempio andrebbe negato».

Che altro serve?
«Roma ha un bellissimo progetto, sostenibile e ben strutturato. Ma serve che tutto il paese sia unito, come fu per l'Expo a Milano e come invece non fu per Roma alle Olimpiadi del 2004. Lì, ad esempio, ricordo che il giorno della decisione uscì sull'Herald Tribune un articolo contro la candidatura di Roma scritto proprio da un italiano...».

Come si fa a convincere chi ci deve votare?
«Abbiamo molte carte da giocare: la cultura, il rispetto dei diritti umani, la qualità della vita. Tutti vorrebbero venire in Italia».

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Si dice che l'Arabia Saudita possa contare già su una sessantina di voti (i Paesi votanti sono 160, ognuno ha a disposizione prima tre preferenze, poi due, poi una mano a mano che le città escono di scena), è credibile?
«Io non so dire quanti siano, ma sicuramente il nostro comitato promotore sa quali Paesi ci possono votare e quali no».

È immaginabile aspettarsi il sostegno compatto dell'Europa all'unica candidatura, quella di Roma appunto, della Ue?
«Sarebbe auspicabile, certamente. Ma come abbiamo visto l'Europa non riesce ad essere unita nemmeno su questioni come l'approvvigionamento energetico, figuriamoci su una vicenda come questa dove contano i rapporti dei singoli Stati con l'Arabia o con gli altri concorrenti. Ad esempio, per dirne una, quale sarà l'atteggiamento della Francia?».

Si aspetta che anche che dall'Italia arrivi un segnale, cioè che personaggi, politici o addetti ai lavori vari sospendano le attività con l'Arabia fino al voto?
«Io credo che tutti tiferanno Italia. Qui si gioca il futuro, non solo di Roma».

 
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