Regione Lazio, patto rosso-giallo: due tecnici grillini in giunta

Sabato 14 Settembre 2019 di Mauro Evangelisti
Regione Lazio, patto rosso-giallo: due tecnici grillini in giunta

Lunedì inizierà la trattativa tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico alla Regione Lazio. Anzi, come dice un esponente pentastellato per rispettare i rituali della casa, comincerà «l'interlocuzione più circostanziata». Dopo la nascita del governo rosso-giallo tutto può succedere. E sempre lunedì ci sarà un dibattito in consiglio regionale sulla «situazione politica», una sorta di talk show per capire i nuovi equilibri della maggioranza. Non può essere un caso che due degli assessori della giunta di Zingaretti abbiano liberato l'ufficio per essere nominati sottosegretari (Gian Paolo Manzella e Lorenza Bonaccorsi che si occupavano di Sviluppo economico e Turismo): ci sono due posti da assegnare ed è sempre un bel modo per cominciare una nuova amicizia, anche se il Movimento 5 Stelle alla Pisana punta anche alla presidenza del Consiglio per Devid Porrello (attuale vice).

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Zingaretti, dopo la freddezza iniziale sull'alleanza nazionale con M5S, ora vorrebbe esportare la formula anche nelle Regioni (in Umbria si vota tra poco più di un mese, poi toccherà all'Emilia-Romagna), anche Franceschini ha sostenuto la necessità di un'intesa diffusa. E il Lazio potrebbe essere il laboratorio. Ieri il segretario ha ribadito: «Bisogna rispettarsi. Parliamo, regione per regione, di casi molto diversi. Io penso che dovremmo provare: se si è fatto un tentativo per governare il Paese, perché non tentare, rispettando le autonomie dei territori, per sperimentare forme di rapporto? Anche questo va fatto, ma non a tutti i costi».

L'OPERAZIONE
Significa che domani Zingaretti nominerà due consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle al posto di Manzella e Bonaccorsi? No. L'operazione dovrà essere più raffinata. L'ipotesi più plausibile è che vengano scelti due tecnici esterni graditi ai Cinque stelle. L'operazione del dialogo con loro è seguita da vicino anche dal vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, una sorta di uomo macchina della giunta. Va ricordato che Zingaretti da un anno e mezzo governa da anatra zoppa, perché con la legge elettorale della Regione Lazio ha vinto, ma senza avere la maggioranza in Consiglio. Ne è seguito un patto d'aula con Enrico Cavallari, eletto nella Lega ma passato all'Udc, e Giuseppe Cangemi, Forza Italia ma confluito nel gruppo misto. Se però ci fosse un accordo con il Movimento 5 Stelle (10 consiglieri) allora i numeri sarebbero inattaccabili.

Bene, il gruppo grillino è un monolite pronto all'alleanza con il vecchio nemico? Non proprio.
Se da una parte ci sono quelli più disponibili al dialogo, sia pure ponendo condizioni molto rigide al Pd, come la Lombardi, Devid Porrello e Marco Cacciatore, dall'altra vi è l'irriducibile per eccellenza come Davide Barillari, che quando si è parlato di governo rosso-giallo ha minacciato di lasciare il Movimento 5 Stelle e il consiglio regionale (ma non l'ha fatto). Contraria anche Valentina Corrado, fedelissima di Di Maio, che su Facebook ha scritto: «Conosco il sistema di governo zingarettiano fatto di immagine, ipocrisia e contraddizioni». C'è un piano B se «l'interlocuzione più circostanziata» tra M5S e Pd dovesse andare male? Due ipotesi: nomina nei due assessorati lasciati liberi di due tecnici di area dem oppure scelta conservativa con la promozione ad assessori di consiglieri regionali Pd come Marta Leonora, Eugenio Patanè o Michela Di Biase.

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