Roberto Spada «rubava l'energia elettrica per non pagare». Blitz a Ostia, denunciati il boss della “testata” e la moglie

L’abitazione in uno stabile del Comune: «Accertamenti anche sull’assegnazione»

Mercoledì 15 Marzo 2023 di Mirko Polisano
Roberto Spada «rubava l'energia elettrica per non pagare». Blitz a Ostia, denunciati il boss della testata e la moglie

Si sono presentati alla porta di casa del boss per un ordinario controllo, ma i carabinieri - insieme ad alcuni tecnici specializzati - sapevano già dove mirare. Il blitz è scattato pochi giorni fa, nell’abitazione - di proprietà del Comune di Roma - di via Guido Vincon a Ostia Ponente dove risiede Roberto Spada, il «reggente» dell’omonimo clan salito agli onori delle cronache non solo per i suoi precedenti giudiziari ma anche per la “testata” ai danni di Daniele Piervincenzi, il giornalista della trasmissione Rai “Nemo” nel novembre del 2017.

I militari e gli operai incaricati hanno appurato il furto di energia elettrica e proceduto sia al distacco della corrente sia alla denuncia penale. 

LE IRREGOLARITÀ

Il provvedimento è scattato nei confronti di Spada e della compagna. Da quanto appurato, sarebbe stato manomesso l’impianto della corrente per “rubare” energia da un altro fornitore, in modo da non dover pagare le spese di consumo. Un ulteriore reato che va ad arricchire il “palmarés” criminale dell’esponente del clan a cui è stata notificata la denuncia (e anche alla moglie). Il reato materiale della manomissione - da quanto emergerebbe dalle indagini - sarebbe stato compiuto durante la carcerazione di Roberto Spada e, dunque, per questo non imputabile alla sua persona che, però avrebbe sfruttato la situazione da quando è stato rimesso in libertà - seppur con alcune restrizione prese dall’autorità di giudiziaria - lo scorso mese di settembre. Sull’episodio indagano i carabinieri del Gruppo Ostia che stanno portando effettuando: «tutti gli accertamenti del caso». 
Le verifiche ora, inevitabilmente, si stanno concentrando sulla posizione amministrativa: dall’intestazione delle utenze alle procedure di assegnazione dell’appartamento che risulterebbe nella gestione del Campidoglio. Appena rientrato a Ostia, Roberto Spada ha fatto parlare di sé. «Dimesso per espiazione della pena», è stata la motivazione ufficiale che lo ha liberato dal carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine, anche se per lui restano in piedi altri procedimenti giudiziali, per i quali occorrerà attendere il giudizio della Cassazione. Il ritorno a casa del boss, fu festeggiato: a piazza Gasparri - in quell’occasione - furono esplosi i fuochi d’artificio.

VIA DELLE EBRIDI

Intanto, dopo la maxi-operazione dello scorso febbraio - sempre dei carabinieri di Ostia - sono stati riconsegnati all’Ater i locali posti sotto sequestro e sottratti al business dell’altro clan, solidale e rivale, i Fasciani. Tra i negozi posti sotto sequestro - e a cui ora sono stati tolti i sigilli - c’era anche quello di Rosario Ferreri. Esponente di spicco del clan di “don” Carmine e legato alle cosche siciliane. Palermitano classe 1961, Ferreri, è il cognato di Terenzio Fasciani ed era il titolare del negozio di materassi a Ostia - dove a metà dello scorso gennaio erano scattati i sigilli - e dove nel retrobottega, durante il lockdown, aveva allestito il laboratorio di mascherine contraffatte. Ferreri - si legge dalle carte delle varie inchieste giudiziarie - è stato anche l’autista di Francesco D’Agati e vicino a Pippo Calò, il cassiere di Cosa Nostra. Fra i reati contestati a Ferreri, poi, c’è anche l’autoriciclaggio Storie di mala che a Ostia si incrociano in una fase delicata per la Capitale sotto il profilo della sicurezza.

 

Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA