Zona gialla Roma, città (semi) aperta: «Poteva andarci peggio»

Martedì 27 Aprile 2021 di Mario Ajello
Zona gialla Roma, città (semi) aperta: «Poteva andarci peggio»

Qualcuno sacramenta al Pigneto: «Ci tocca stare all'aperto e fa pure freddo. Oste, riaccendi il fungo!». Molti altri a Roma città (semi) aperta, in un neorealismo modello dehor, supplicano tra Trastevere e i Parioli, Monti e Garbatella, il ristoratore di turno: «Dacci un altro minutino per l'ammazzacaffè, mica ci cacci davvero?». Ma la risposta è dolorosamente netta: tutti fuori, causa coprifuoco alle 22. «E dai, chiudi un occhio». Ma quello: «Se chiudo un occhio, mi chiudono il locale». E così, è piuttosto strana l'ebrezza del ritorno dei romani alla quasi normalità, con pranzi e cene fuori. Tante le prenotazioni, dove si mangia bene, e tante le situazioni nuove. Una coppia esce da una famosa pizzeria in Prati poco prima della dead line, ancora stanno deglutendo l'ultimo morso di tiramisù e mentre salgono in taxi si rivolgono al conducente con una richiesta impossibile: «In sei minuti dobbiamo stare a San Giovanni.

Se ci ferma la polizia che cosa gli diciamo? Gli diciamo che siamo golosi e non ci deve multare».

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I re della mezza

Sedersi a cena alle 19,30, per poter stare orientativamente fino alle 21,30, s'è rivelato per molti romani una tortura: «Ma io a quest'ora non c'ho fame, non sono mica un inglese che cena di pomeriggio!». Questo lo sfogo di un manager che ha deciso di passare la «mezza serata» - «Ormai siamo i re della mezza», come in C'eravamo tanto amati - all'osteria da Pietro, a via di Gesù e Maria, in centro. «Se siete parenti, potete sedervi anche in otto», dice uno dei gestori: «Ma se siete solo amici, non più di quattro allo stesso tavolo». E c'è naturalmente chi è tentato di fare gruppone con chiunque dicendo: «Siamo una famiglia allargata, abbiamo diritto all'assembramento». C'è voglia di libertà e tutti stanno un po' scomodi con le regole vigenti ma in fondo le accettano: «Si tratta di resistere qualche settimana, poi cambierà». E incrociano le dita. Il problema è il traffico delle ricevute a fine cena. «Guardi che l'ho chiesta prima io», «No, prima io», «Se mi fanno la multa perché rincaso troppo tardi, dico che la colpa è sua che m'ha rubato il posto alla cassa», «ma stia zitto, se non ingurgitava cinque dessert, e andava a pagare subito, si sbrigava invece di prendersela con me...».

Ancora uno spritz

E comunque. Tra un po' si potrà anche replicare la più classica doppietta romana: pizzetta e cinemino. Per ora i cinema sono per lo più chiusi. Ma al Sacher c'è Nanni Moretti sull'uscio che scherza: «Venghino, signori, venghino». Il Farnese funziona e il Greenwich pure. L'Eden riaprirà il 6 maggio, e ieri è stato meta di piccole pattuglie di anziani («Netflix? Io non ce l'ho!», «I film sulle piattaforme digitali? Se li guardi lei, io resto affezionato al grande schermo») che confidavano nella riapertura e invece niente. Si avviano al Quattro Fontana e uno di loro partendo proclama: «Senza cinema sto male». Intanto la musica si sta preparando. All'Auditorium da una parte c'è il centro per le vaccinazioni con i romani in fila, dall'altra parte - a pochi metri di distanza - c'è la Cavea che gli operai stanno attrezzando per i concerti (Bennato, Beck, Brunori Sas) di metà giugno. Una doppia immagine che riassume la lotta anti-virus che impazza e la speranza sul dopo che si prepara. Intanto i giovani romanordari hanno invaso Ponte Milvio. Qualcuno va a farsi una pizza da Pallotta («Non ne potevo più della cucina di mia mamma, l'unica cosa che sa fare è la pasta scotta»); altri rinunciano: «A me, una pizza prima delle dieci di sera non mi scende».

Al mattino, al Bioparco, è stato riaperto anche il Rettilario. C'è un bimbo contento: «Papà, papà, ma anche i serpentoni sono stati in lockdown?». E lì vicino, ecco la Galleria Borghese. E' lunedì ma, come gli altri musei, ha riaperto lo stesso. «Che estasi. Non avevo mai visto Apollo e Dafne, senza gruppi di turisti che li assalgono», dice una professoressa in pensione, la Innamorati. E come lei svariati romani si godono Bernini e tutto il resto: niente prenotazioni sei mesi prima per sei mesi dopo, ci si va direttamente o si prenota last minute. La regola è entrate scaglionate, ogni due ore, e non più di 100 persone contemporaneamente (nella normalità erano 360). Ma quando tornano i turisti? E' il singhiozzo tra i Fori e il resto dell'Urbe. I primi in arrivo si prevede siano inglesi e australiani: abbondantemente Covid free. Alla Galleria Borghese tra i visitatori si ragiona così: «Sì, bello il Ratto di Prosperpina con Plutone che la porta via. Una grande tragedia. Ma ormai alle tragedie, dopo due anni di dolore e di morte, siamo abituati pure noi».

Lo spritz dilaga più dell'arte. E pian piano si fa tardi. «Rega', scatta il coprifuoco!», è il grido dei giovani. Intanto gli adulti si alzano in fretta dalle trattorie (davanti ai camerieri impazienti di sgombrarli) e il mood è questo: «Non è che così va bene. Ma poteva andare peggio».

Ultimo aggiornamento: 13:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA