Roma, vigile si fa offrire il pranzo per non fare il controllo: condannato a un anno

Martedì 26 Gennaio 2021 di Adelaide Pierucci
Roma, pranzi per non fare i controlli: condanna di un anno al vigile
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Si è seduto, ha mangiato un piatto di pasta al tavolo e poi è passato dritto davanti alla cassa, senza tirare fuori il portafogli. Nel frattempo l’“amico” ristoratore, sprovvisto di autorizzazioni, apparecchiava tavoli all’esterno, nonostante fosse in un’isola ecologica. A distanza di quasi tre anni, quel pranzo a “scrocco” è costato caro a un vigile urbano del II gruppo di Roma, Marco De Fazio, poi sospeso dal servizio.

La II sezione penale del tribunale, presidente Annamaria Pazienza, lo ha condannato a un anno di carcere (pena sospesa) per abuso d’ufficio. Il vigile, ha concluso la corte, aveva l’obbligo di intervenire e sanzionare i dehors abusivi, notati pranzando nel ristorante, passando e ripassando tra le tavolate (abusive). Un do tu des più che singolare se si inquadra e sovrappone ad altre vicende commesse poi da altri colleghi nella stessa via.

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ALTRI EPISODI
È il 10 giugno del 2018, De Fazio entra nel ristorante “Pesce fritto e baccalà”, in via dei Falisci, San Lorenzo, assieme a un collega (G. L., indagato in un procedimento parallelo). Non sa che ci sono due poliziotti all’interno che, indagando su un sospetto giro di mazzette denunciato da un altro ristoratore controllano colleghi del suo gruppo, il II di Roma. Anzi è il ristoratore che avverte il vigile De Fazio: «Occhio». E lui, tranquillo, risponde: «Non ti preoccupare ci siamo noi». Il risultato, dopo il pasto, il vigile non fa controlli, riprende il servizio all’esterno e segue su una manifestazione organizzata dal Campidoglio. E questo, secondo l’accusa iniziale, «In spregio delle norme di legge, che gli imponevano l’esercizio del potere sanzionatorio». Il motivo avrebbe una doppia matrice, secondo la ricostruzione successiva della corte: un proprio profitto «consistito nell’usufruire gratuitamente del pasto» ma anche quello di «favorire il ristoratore, nel concedergli la fruizione illecita dell’area esterna al locale». A pesare nel processo una testimonianza chiave. Con un secondo ristoratore, dirimpettaio, titolare della trattoria “Franco al Vicoletto”, altri vigili invece erano stati ben più rigidi. Ed è lo stesso ristoratore a raccontarlo in aula in veste di testimone. Quello stesso giorno avevo sollecitato più volte i vigili urbani: «Scusate, gli avevo detto, ma a me fate levare pure i secchi e questi hanno i tavoli abusivi. E ho aggiunto: Si è sempre abusivo, ma pure oggi...La strada e stretta e chiusa al traffico», e pare che dovesse essere attraversata pure da una gara ciclistica. Il ristoratore allora decise di presentare un ennesimo esposto.

«In una occasione in cui lamentavo la disparità di trattamento», ha ricostruito ancora in aula il ristoratore, «mi sono sentito rispondere: “Statte zitto...Guarda che qui funziona così da anni. Allora ho capito tutto». Pochi giorni dopo i due ristoranti – sia ‘’Pesce Fritto e Baccalà” (teatro del pranzo del vigile) sia ‘’Franco il Vicoletto’’ (che aveva denunciato i tavoli abusivi) verranno entrambi multati per presunte irregolarità. A eseguire l’operazione arriverà il vigile Claudio Franchini, comandante diretto di De Fazio. «Arrivò il capitano Franchini - ha raccontato in aula il ristoratore che si sentiva ignorato - Io gli chiesi se fosse una ritorsione al mio esposto. E lui mi rispose “Così ti passa la voglia di fare le guerre”. 

LE ACCUSE
Un mese dopo Franchini chiederà 400 euro al ristoratore contestatore, titolare della trattoria Franco il Vicoletto. Un prestito secondo lui, una mazzetta secondo la procura che fatto scattare immediatamente le manette. La vittima stavolta denuncia subito e il vigile Franchini verrà arrestato per concussione mentre riscuote. Pochi mesi dopo la condanna a quattro anni. «Magari chi mi accusa si sarà voluto vendicare della mia pignoleria nello svolgere il servizio, per i provvedimenti di multa contestati» si era difeso il vigile in aula. Intanto resta in piedi un terzo procedimento dello stesso filone. Quel giorno gli agenti di polizia stavano controllando diversi vigili perché un commerciante straniero aveva denunciato un taglieggiamento di duecento euro. Marco De Fazio dal canto suo sperava in una assoluzione. La stessa accusa l’aveva chiesta essendo cambiata la configurazione del reato di abuso d’ufficio. La II Sezione penale però ha deciso diversamente. 
 

Ultimo aggiornamento: 15:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA