Vaccini a Roma, stop dai medici di base: «Poche dosi, così non partiamo»

Venerdì 22 Gennaio 2021 di Lorenzo De Cicco
Vaccini a Roma, stop dai medici di base: «Poche dosi: così non partiamo»

Con i nuovi tagli alle forniture annunciati da Pfizer e le dosi di Moderna in arrivo solo alla spicciolata, la vaccinazione degli ultra-ottantenni romani dal medico di base è destinata a slittare. Secondo le organizzazioni di categoria, l’avvio delle somministrazioni negli studi potrebbe avvenire non prima del 15 febbraio. «Su una cosa siamo tutti d’accordo: non partiremo con i vaccini anti-Covid negli studi se potremo avere solo una fiala a settimana», spiega Pier Luigi Bartoletti, il segretario romano della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale. «Cominceremo solo quando le scorte saranno sufficienti, in modo da evitare che si crei un collo di bottiglia tra le richieste dei pazienti e la possibilità di soddisfarle».

Secondo l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, le iniezioni dai dottori di famiglia «potranno partire non appena le dosi di vaccino a disposizione lo permetteranno, considerando che serve uno stock minimo di 100 mila dosi».

Un traguardo che non sarà raggiunto a stretto giro di posta. Ai medici di base non saranno consegnate dosi Pfizer, le più difficili da custodire per gli ormai famosi limiti di temperatura. Si partirà quindi con i preparati di Moderna, che però sono pochi. In tutto il Paese l’11 gennaio sono state distribuite 47mila dosi, poco più di 4mila nel Lazio. Lunedì ne sono attese altre 66mila sempre a livello nazionale, poi ne arriveranno 163mila l’8 febbraio e 488mila il 22. Da qui a un mese quindi la fornitura complessiva per l’intero Stivale è di 764mila fiale. La quota del Lazio finora è sempre stata del 10%, quindi i flaconi di Moderna, da soli, coprirebbero un sesto del fabbisogno per gli over 80, che nella regione sono 463mila, 247mila solo a Roma città. Alla Pisana sperano nel vaccino di AstraZeneca: «Se verrà approvato - ragiona sempre l’assessore alla Sanità - sicuramente può essere facilmente gestito dai medici di medicina generale». E potrebbe accelerare una campagna di vaccinazione che, solo per gli ultra-ottantenni, avrebbe dovuto concludersi a metà marzo e che invece, con le proiezioni attuali, si chiuderebbe soltanto il 30 aprile. Fra tre mesi. 

I medici di famiglia - gli stessi che non vogliono concentrare troppe fiale nei propri frigo, perché temono i furti - non vogliono però che si realizzi lo scenario opposto: cioè che si parta con scorte troppo esigue. «Così non siamo in grado di far partire la campagna», conferma Gian Marco Polselli, il segretario regionale dello Smi (sindacato medici italiani). «Speriamo che il vaccino AstraZeneca sia autorizzato il 27 o il 28 gennaio, ma ci vorranno comunque alcuni tempi tecnici tra produzione, fornitura alle Asl e distribuzione negli studi». 

Proprio per le incertezze sulle fiale, il bando della Regione per sondare la disponibilità a vaccinare dei dottori di base ha raccolto meno adesioni del previsto: appena 700 su 4.216 studi di medicina generale nel Lazio. Il 16,6%. Secondo le stime della Fimmg un quinto degli ambulatori si è già dichiarato «inidoneo» alle somministrazioni del vaccino Covid: lamentano problemi strutturali, il più delle volte beghe di condominio, vecchi regolamenti rispolverati nelle assemblee sui pianerottoli. E tra gli stessi medici - molti dei quali sono in prima linea da mesi, tra antinfluenzale e tamponi - c’è chi maligna: forse qualcuno, di questi cavilli ne approfitta.
 

Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA