Vaccini, altro blocco: saltano le dosi per i medici di base

Giovedì 4 Marzo 2021 di Camilla Mozzetti
Vaccini, altro blocco: saltano le dosi per i medici di base

Sono partite le vaccinazioni anti-Covid negli studi dei medici di famiglia ma già si prevede un arresto, complice la mancata consegna per la settimana corrente e fino al prossimo 12 marzo delle dosi AstraZeneca, quelle destinate proprio ai camici bianchi che lavorano negli ambulatori.

A 72 ore dalla partenza - l’avvio negli studi professionali è scattato lunedì - la Regione conta i primi risultati: «Raggiunte le 6 mila somministrazioni», ma nei prossimi giorni la campagna rischia di bloccarsi. «Non sappiamo se e quando riceveremo le prossime dosi - spiega Alberto Chiriatti, segretario Regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale - è chiaro che siamo all’inizio ed è chiaro ci vuole tempo ma è necessaria una maggiore chiarezza». 

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Come si arriva alle 6 mila somministrazioni contate dalla Regione? «Ogni medico - spiega Chiriatti - ha ottenuto finora un flaconcino di AstraZeneca che contiene 11 dosi, i medici che hanno aderito e iniziato a vaccinare sono circa 4 mila» da qui il conteggio regionale ma in prospettiva il dato è destinato a congelarsi, almeno nei prossimi dieci giorni. L’unità di crisi regionale fa sapere infatti che non è arrivata la nuova fornitura settimanale del vaccino AstraZeneca, si attende ora la prossima, prevista intorno al 12 marzo, con la consegna di circa 60 mila dosi. Salvo ulteriori - e al momento non prevedibili - ritardi. 

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«Sulle prime consegne i medici - prosegue il segretario Regionale della Fimmg - i medici hanno ottenuto poco perché poche erano le disponibilità e la quota maggiore è stata riservata agli hub centrali come quello di Fiumicino», dove da giorni è partita la campagna vaccinale per i docenti, i sanitari rimasti esclusi dalla fase 1, ovvero i libero-professionisti, e le forze dell’ordine. Nell’ambulatorio del dottor Chiriatti operano in tutto quattro medici: «Abbiamo ricevuto in tutto 3 flaconcini di AstraZeneca per 33 dosi totali e ne abbiamo somministrate finora 22, le restanti 11 saranno inoculate entro un paio di giorni ma non sappiamo quante altre ne potremmo richiedere e soprattutto quando ci arriveranno». 

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Se i medici di famiglia che hanno aderito alla campagna - conteggia la Fimmg - ricevessero ognuno 20 dosi a settimana «si potrebbero vaccinare in 7 giorni 80 mila persone - prosegue ancora Chiriatti - che diventerebbero 320 mila al mese. Abbiamo accettato di aderire alla campagna con difficoltà però dobbiamo avere i vaccini». Prima ancora delle vaccinazioni contro il Covid-19 i camici bianchi si sono occupati di vaccinare contro l’influenza i propri assistiti e da ottobre, da quando partì la campagna, i medici di famiglia su scala regionale hanno vaccinato in tre mesi più di 1,3 milioni di persone. Insomma il nodo resta quello delle forniture e ora con la mancata consegna settimanale la tabella di marcia subisce inevitabilmente una frenata se non un arresto.

La vaccinazione di AstraZeneca contro il Covid-19 negli studi medici è stata approvata dopo un accordo regionale in virtù del fatto che questo vaccino, diversamente da quello Pfizer e Moderna, può essere conservato nei frigoriferi degli studi allo stesso modo di quello antinfluenzale e la sua somministrazione non richiedere particolari o diverse procedure. Permangono poi ancora delle difficoltà operative per i medici nel seguire la procedura di prenotazione sul sito internet della Regione «Il portale - conclude Chiriatti - è entrato in funzione sabato scorso, logisticamente ci sono dei problemi perché i medici non sono informatici e caricare le prenotazioni non è così semplice, basta ad esempio che un numero o un valore tra nome e codice fiscale sia sbagliato che la procedura si blocca» ma i pazienti aspettano. Il vaccino riservato ai medici di famiglia deve essere somministrato in prima battuta ai 65enni purché non abbiamo patologie pregresse come l’ipertensione o il diabete. Di fronte a casi del genere, il medico può scorrere l’elenco dei propri assistiti e chiamare pazienti più giovani. Sempre però che anch’essi siano sani e che ci siano dosi da poter utilizzare.
 

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