Si è concluso il primo Open Day d'Italia dedicato ai ragazzi tra i 12 e i 16anni. A Rieti sono state somministrate 200 dosi di Pfizer ai giovani che si sono presentati rispondendo presente all'appello della Regione Lazio.
Poche dosi - La Regione ha chiuso un accordo con i pediatri Fimp-Cipe che avranno il supporto scientifico dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù. Per la prenotazione bisogna rivolgersi al pediatra di libera scelta o al medico di medicina generale da cui il paziente è assistito. Ma il Cipe avverte: «Nella Regione Lazio non abbiamo le dosi per vaccinare gli adolescenti dai 12 ai 15 anni di età: come pediatri di libera scelta abbiamo sottoscritto l’accordo sindacale per le vaccinazioni anti-Covid in questa fascia di età, ma la Regione ci ha assicurato la fornitura soltanto di 2 fiale a settimana a medico, ovvero 12 dosi – così, in una nota, Patrizio Veronelli, segretario regionale della Confederazione italiana dei pediatri del Lazio –. Il numero medio di pazienti tra i 12 e i 15 anni in carico ad ogni pediatra è di 150/200 unità: di questo passo finiremo il ciclo vaccinale per Natale, invece di assicurare un’estate più sicura ai giovani e alle famiglie».
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Le richieste - «La campagna mediatica è partita, i genitori ci chiamano per fissare l’appuntamento, siamo tempestati di richieste che non possiamo evadere. Durante il Comitato regionale ci è stato riferito che non c’è un limite temporale per somministrare la seconda dose, proprio a causa della penuria di fiale. Addirittura, ci è stata chiesta la disponibilità a vaccinare anche i genitori, quando non possiamo garantire neanche i sieri per i figli», aggiunge Veronelli.
«Non si può lavorare in queste condizioni, senza farmaco e navigando a vista. Abbiamo bisogno di dosi congrue, di consegne e tempistiche certe anche per i richiami. Il nostro obiettivo resta quello di chiudere rapidamente il ciclo vaccinale dei ragazzi in vista delle vacanze e della riapertura delle scuole a settembre, per allontanare il più possibile lo spettro della didattica a distanza o delle quarantene», conclude Veronelli.