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Vaccini Lazio, D'Amato: «Per puntare all'immunità servirebbe il doppio delle dosi»

Roma > News
Martedì 23 Febbraio 2021 di Francesco Pacifico
L'attesa in un centro vaccinale
  • 120

«Ci si potrà vaccinare anche nei centri commerciali, nei supermercati e presso le grandi piattaforme dei giganti dell’e-commercee». Lo annuncia l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Il quale, neppure finisce di dare la notizia - «Ho già un accordo con le principali catene» - che subito cambia tono quando si sofferma sull’altra faccia della medaglia: «Certo la macchina non solo è pronta e rodata, ma è anche diffusa sul territorio. Peccato che ci mancano i vaccini». Come dimostra il taglio di 9mila dosi alla fornitura per la prossima settimana annunciato nei giorni scorsi da AstraZeneca - il farmaco usato per “coprire” la popolazione tra i 18 e i 65 anni - o i mancati invii registrati lo scorso mese da parte di Pfizer o Moderna, che producono il vaccino per le persone più anziane e per gli oltre 85mila residenti nel Lazio affetti da malattie croniche o invalidanti. Al riguardo, su questo fronte, si è già partiti con trapiantati e dializzati.

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Nel Lazio sono stati già previsti 90 centri vaccinali in spazi grandi come l’Auditorium, l’area congressi dell’Eur o la stazione Termini, ai quali - oltre ai supermercati - si aggiungono i 4mila studi dei medici base dal Primo marzo o le case salute delle Asl. Ieri, poi - nel giorno in cui è partita l’inoculazione per 4mila insegnanti cinquantacinquenni - si è raggiunto il picco massimo di somministrazioni: quasi 13mila. «Certo un buon risultato - nota D’Amato - ma con la macchina che abbiamo messo in piedi ne potremmo fare anche 30mila al giorno. E potremmo arrivare prima dell’estate anche a un terzo della popolazione del Lazio, se solo avessimo i vaccini». Il nodo è sempre questo in una Regione, che dovrebbe finire l’immunizzazione di oltre 400mila over 80 a inizio maggio e dal primo marzo partirà con la copertura dei residenti (in questo ordine) tra i 65 e i 18 anni. Al riguardo D’Amato guarda con speranza «all’autorizzazione del farmaco prodotto da Johnson & Johnson» e che potrebbe essere approvato da Ema e da Aifa (l’autorità di vigilanza europea e italiana) entro metà marzo. L’Italia ha già comprato dal colosso 26,5 milioni di fiale, delle quali oltre un decimo è destinato al Lazio. «Ci risolverebbe molti problemi - garantisce l’assessore - Ma bisogna guardare anche ai vaccini che hanno avuto il via libera fuori dall’Europa». Cioè il russo Sputnik V e il cinese Coronavac. «Il nostro governo - continua D’Amato- deve fare pressione sull’Unione europea non soltanto per farli autorizzare, perché in questo momento servono più armi a disposizione. Ma anche per ottenere i brevetti e farli realizzare in loco da case farmaceutiche nazionali. Per esempio, le compagnie del Lazio, in un territorio che produce il 40 per cento di quanto esportiamo nel mondo, è già pronto a partire».
Tutto questo avviene nel Lazio, dove l’indice Rt, sulla velocità dei contagi, è vicino alla soglia 1 di allerta, le varianti inglesi iniziano a circolare con maggiore insistenza tanto da spingere la Regione a istituire zone rosse a Carpineto romano e a Colleferro, e, soprattutto, dove ancora nelle ultime 24 ore si sono registrati 854 casi positivi. Sempre ieri D’Amato ha fatto un sopralluogo nei principali hub vaccinali come quello di Fiumicino o dell’Eur. «Intanto vorrei ringraziare il personale, perché è anche grazie a loro se sta andando tutto bene. Stiamo cercando di fare il nostro meglio con le quantità che abbiamo a nostra disposizione, ma ne servono molti di più». Almeno il doppio di quanti se ne somministrano oggi.

 

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