Vaccini, la presidente dei pediatri del Lazio: «Sempre più bimbi malati, fare presto con le dosi»

Teresa Rongai: «Campagna utile, pronti a collaborare»

Giovedì 11 Novembre 2021 di Camilla Mozzetti
Vaccini, la presidente dei pediatri del Lazio: «Sempre più bimbi malati, fare presto con le dosi»

«È utile e noi pediatri ci renderemo disponibili al piano di vaccinazione dei bambini».

L'ufficialità non è ancora arrivata ma sembra, anche a fronte degli studi condotti a livello internazionale, che anche in Italia e di conseguenza nel Lazio partirà la campagna di immunizzazione contro il Sars-Cov-2 nei bambini da 5 a 11 anni, coloro i quali fino ad oggi sono stati esentati dal percorso. E saranno i pediatri a giocare un ruolo strategico nella vaccinazione «anche in ragione del rapporto di fiducia che c'è con i genitori», spiega Teresa Rongai, segretaria della Fimp Lazio, la Federazione italiana medici pediatri.

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Dottoressa Rongai, partiamo dai numeri: nella nostra Regione a quanti piccoli potrà essere offerto il vaccino?
«Le Asl stanno raccogliendo i numeri ma stime alla mano la platea si compone da almeno 300 mila bambini che hanno dai 5 agli 11 anni».
La Regione sta iniziando a predisporre il piano. Naturalmente si dovrà aspettare l'ufficialità, ma voi come vi ponete di fronte a questa nuova campagna e cosa farete?
«Fin dall'inizio della pandemia i pediatri si sono mostrati disponibili a intervenire, credo che la vaccinazione sia utile e se davvero si arriverà ad un'autorizzazione daremo naturalmente il nostro contributo anche perché il target è particolare: sono bambini piccoli e ci sono le famiglie, i genitori con cui bisognerà avviare un confronto, una sensibilizzazione. Il rapporto che c'è con il pediatra è da sempre un rapporto fiduciario tra genitore e professionista».
La curva dei contagi è in risalita, lo vediamo da giorni a fronte dei numeri sui nuovi casi. Quanti bambini da 5 a 11 anni hanno contratto il Covid?
«I casi stanno aumentando anche in questa platea, in media un bambino su quattro ha contratto l'infezione da Sars-Cov-2 e si fa difficoltà un po' con le famiglie».

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Per cosa?
«Per far fare i tamponi ai piccoli. C'è un generale rilassamento, chiamiamolo così nei confronti dei test necessari per accertare o meno l'infezione. In sostanza non subito i genitori, come invece accadeva prima, con figli con la febbre, decidono di fare loro il tampone, magari fanno passare qualche giorno».
Ci sono altre infezioni che destano la vostra attenzione e preoccupazione?
«Senz'altro si sono riaffacciate tutta una serie di malattie che sotto la pandemia e ancor di più nel periodo del lockdown erano scomparse. Malattie come la mononucleosi infettiva, la sesta malattia, la cosiddetta mani-bocca-piedi che si manifesta con un esantema, il Citomegalovirus e poi ancora l'enterovirus».
A cosa è dovuta questa recrudescenza?
«Generalmente alle riaperture di cui certamente avevamo bisogno ma ad esempio soprattutto per i bambini più piccoli, pesa il ritorno ai nidi senza più le bolle e quindi senza più classi ridotte a pochi alunni. Sono patologie che per mesi avevamo dimenticato ma che ora stanno ricomparendo e che, come sempre accade quando una malattia diventa silente, si risveglia diventando più aggressiva. Ci sono poi casi di piccoli, anche di pochi mesi, con bronchioliti che necessitano del ricovero ospedaliero».

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 05:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA