Roma, Roman torna a Leopoli per combattere: «Ho deciso di arruolarmi l’Ucraina è la mia casa»

Trent’anni, da due mesi sposato a Roma con una sua connazionale: «Non voglio fare la guerra, ma difendere la terra dove ho le mie radici»

Domenica 27 Febbraio 2022 di Emiliano Bernardini
Roma, Roman torna a Leopoli per combattere: «Ho deciso di arruolarmi l’Ucraina è la mia casa»

Una notte abbracciati. A piangere. Il cuore pesante ma la testa lucida. Una voce che continua a martellare le orecchie. Tornare in patria a combattere. A difendere la propria terra. Una decisione difficile. Soprattutto se hai trent’anni e ormai vivi a Roma da diverso tempo. Se appena due mesi fa ti sei sposato con una connazionale e insieme avete scelto l’Italia. Roman e sua moglie nella notte tra venerdì e sabato sono partiti alla volta dell’Ucraina.

Un viaggio inverso rispetto ai tanti profughi che fuggono dalla guerra. Roman, invece, ha sentito l’impulso di dover tornare a difendere i propri confini. Una notte di lacrime e infine la decisione: «Partiamo insieme».

E così Roman, 30 anni, e sua moglie di 26, con un mezzo privato si sono messi in marcia. Un pulmino con altri connazionali, mille e ottocento chilometri da percorrere tutti d’un fiato. Un viaggio di quasi 20 ore attraverso la Croazia, l’Ungheria e la Slovacchia. Destinazione Leopoli. La città dei Leoni. L’Ucraina occidentale, quella più vera. Quella dove il russo non si parla e in cui gli anziani slacciandosi il giubbotto a bordo treno sfoggiano con orgoglio una vyshyvanka (la classica camicia ricamata che fa parte del costume tradizionale) cucita a mano. Leopoli ha una sua identità, fortissima e fiera. Qui in tanti hanno imbracciato il fucile. Un viaggio per ora di sola andata: il ritorno è da conquistare. 

INSEPARABILI

«Ho deciso di tornare a casa per dare una mano al mio paese. Non sto tornado per fare la guerra. Non è affatto questa la mia intenzione ma l’Ucraina è la mia terra» dice Roman con una voce ferma. E quando gli chiedi se partirà da solo non ti dà nemmeno il tempo di finire la domanda: «Abbiamo deciso di partire insieme». Eh già perché sua moglie non lo avrebbe mai lasciato andare da solo. Hanno deciso di unirsi qualche mese fa in matrimonio e non vogliono separarsi adesso. Roman non ha mai combattuto. È arrivato giovanissimo in Italia e ha fatto ogni tipo di lavoro. Abile con le mani e svelto di testa. Ma di certo non ha mai imbracciato un kalashnikov. Non sa nemmeno come si spara, ma poco importa perché quando la tua terra e tuoi affetti sono in pericolo «sei disposto a fare di tutto». Nella comunità ucraina a Roma è molto conosciuto. Soprattutto perché è attivo nel sociale. Ed è proprio qui che ha incontrato sua moglie. Una coppia inseparabile e adorabile raccontano i più. Il primo passo sarà quello di arrivare nell’Ucraina occidentale e cercare di riabbracciare i propri cari. Poi Roman si arruolerà volontario nell’esercito. Ignota la destinazione che gli verrà assegnata. Solo a quel punto si separerà dalla moglie. Una decisione sofferta ma quanto mai vera. Perché chi è nato ai piedi dei Carpazi ha un sentimento nazionalista fortissimo. La grande catena montuosa sugli ucraini hanno lo stesso effetto che ha San Pietroburgo sui russi. Un giubbotto e sotto una felpa con disegnato lo stemma dell’Ucraina, o più comunemente Tryzub (tridente). La cui origine ed significato sembra siano collegati alla scrittura della parola Libertà.

Ultimo aggiornamento: 17:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA