Roma, truffa rifiuti, c'è il primo indagato: stop dei fondi alle ditte coinvolte

Venerdì 11 Ottobre 2019 di Valentina Errante
Roma, truffa rifiuti, c'è il primo indagato: stop dei fondi alle ditte coinvolte

Truffa e frode in pubbliche forniture. Si parte dal raggruppamento temporaneo di imprese, guidato dalla società Roma Multiservizi, nell'inchiesta aperta un mese fa dalla procura di Roma sulla mancata raccolta differenziata «porta a porta» presso le utenze non domestiche (bar, ristoranti ed esercizi commerciali) nel centro storico. Un appalto da 150 milioni di euro spalmato in tre anni. Il procuratore aggiunto Paolo Ieolo e il pm Rosalia Affinito, che coordinano le indagini delegate alla polizia municipale, hanno iscritto sul registro degli indagati il nome di Maurizio Raponi, presidente di Multiservizi.

Gli accertamenti erano già stati avviati dai pm quando Le Iene hanno diffuso il video nel quale emergono gli estremi della presunta truffa: secondo un dipendente della società l'ordine, dall'alto, sarebbe di raccogliere i rifiuti quando gli esercizi commerciali sono già chiusi, circostanza che, proprio nel centro storico dove non ci sono cassonetti, rende impossibile una separazione della spazzatura. Eppure gli addetti, sempre secondo la testimonianza, striscerebbero il palmare sul codice a barre presente all'esterno degli esercizi commerciali. In modo da certificare l'avvenuta raccolta.

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IL SEQUESTRO
Ieri i vigili urbani hanno sequestrato il video trasmesso quattro giorni fa da Le Iene, con la testimonianza del dipendente di una delle società che riferisce, tra l'altro, dell'esistenza di una chat collettiva degli addetti alla raccolta, nella quale, dall'alto, verrebbero impartite indicazioni per fare risultare il falso. Dopo la messa in onda del servizio, sarebbe stato lo stesso Raponi a presentarsi davanti all'autorità giudiziaria, una scelta ponderata, in autotutela. I passi successivi dell'inchiesta potrebbero riguardare l'acquisizione delle immagini registrate dalle telecamere installate da alcuni ristoratori all'esterno degli esercizi commerciali. Per verificare la frequenza e la sistematicità della truffa. E un altro elemento utile potrebbe riguardare il conferimento negli impianti della differenziata per stabilire se ci siano differenze di volume e peso con quanto risulti raccolto.
 

 

Ama ha già preso le distanze dichiarandosi parte lesa, ma nell'ultimo anno le segnalazioni, proprio da parte di ristoratori e abitanti del centro sono state parecchie. Del resto, è stata la stessa municipalizzata, con una nota, a chiarire che «già da tempo ha avviato verifiche sulla corretta esecuzione da parte dei fornitori di questo servizio. Si pensi - si legge - che, fino ad oggi, alla sola Rti oggetto di indagine sono stati contestati inadempimenti per oltre 300 mila euro relativi ai soli servizi sul Centro Storico». È chiaro, però, che la procura intenda risalire nella catena di responsabilità e stabilire in quanti, di fatto, sapessero.
 
 

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