Roma, i rom fuggiti da Torre Maura tornano nei campi nomadi

Domenica 7 Aprile 2019 di Alessia Marani
Roma, i rom fuggiti da Torre Maura tornano nei campi nomadi

Rom romeni e rom bosniaci. I primi hanno accettato le proposte di sistemazione alternative del Comune, gli altri pur di non dividersi tra mogli e mariti, genitori e figli, hanno preferito tornare nei campi nomadi. A partire da quello della Barbuta, uno dei primi, insieme con quello della Monachina, che dovrebbe essere, al contrario, smantellato da Roma Capitale. Intanto, però, si ingrossa. Rischia di finire, così, nella beffa più grande per il Campidoglio la vicenda del trasferimento dei settanta nomadi sbarcati in fretta e furia, martedì, nel centro di accoglienza di via Codirossoni, a Torre Maura, dopo essere stati sloggiati da Torre Angela e subito costretti, nella notte, a rifare le valigie in attesa di nuova destinazione.

​​Torre Maura, rissa tra gli immigrati del centro: pugni e testate in strada

LA STAZIONE
Venerdì tutti erano fuori, mandati via dopo le proteste dei residenti e di CasaPound, i cassonetti e un'auto bruciata, la guerriglia urbana sfiorata. «Istigazione all'odio razziale», l'ipotesi di reato dell'inchiesta avviata dalla Procura sul caso Torre Maura. Ma dove sono stati portati i rom? In quindici erano stati visti andarsene scortati dai servizi sociali, ma con grande sorpresa, poi scaricati dai pulmini alla stazione dei treni di Torrenova. E lasciati andare. L'altra mattina alla Barbuta, il campo al confine con Ciampino, ha fatto ingresso, accompagnata da agenti e assistenti comunali, una delle prime famiglie bosniache, e qui sono arrivati anche i transfughi del Camping River. «Dopo quattro giorni trascorsi asserragliati in via Codirossoni, senza poter uscire né per mangiare né per bere, con la paura di essere aggrediti («un romeno, Radu, è stato picchiato da quattro persone e mandato in ospedale con la mascella spaccata», dicono) i rom bosniaci hanno ripiegato sulle famiglie d'origine per ritrovare, oltre a un tetto, anche tranquillità. Così, verificata la disponibilità di un container precedentemente assegnato ai nonni e ancora nella loro disponibilità, marito, moglie e figli sono rientrati nelle baracche. E non sono gli unici.
 



RISCHI SOTTOVALUTATI
Un iter supervisionato dal V Dipartimento, presso i cui uffici domani i rom torneranno per sapere se, nel frattempo, si profila all'orizzonte qualche altra sistemazione. «Abbiamo avuto molta paura a Torre Maura», spiegano. L'affaire del trasferimento dei nomadi in via Codirossoni, gestito dall'Ufficio Speciale Rom, si è rivelato un flop soprattutto per la sottovalutazione dei rischi. Tant'è che la Prefettura ha chiesto, per il futuro, condivisione su simili operazioni. Appena un'ora dopo l'arrivo dei rom, dai palazzi popolari sono scesi residenti in rivolta, tra cui pregiudicati per crimini violenti. L'allerta è scattata subito ed è nata la necessità di una mediazione tra Comune e cittadini che ha portato al dietrofront. La polveriera Torre Maura, però, resta accesa. Nel mirino sono finiti i rom che da pochi giorni sono entrati come assegnatari negli appartamenti popolari: «Non li vogliamo», il refrain al sit-in organizzato dall'estrema destra. Nel pomeriggio, intanto, c'è stata una rissa a colpi di testate, calci e pugni, tra gli immigrati ospitati nel centro di via dell'Usignolo, alle spalle della struttura lasciata dai rom. Per dividerli è intervenuto un gruppo di abitanti.
 

Ultimo aggiornamento: 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA