Roma, beffa Tari per i locali: «Meno rifiuti col Covid, ma ora si paga di più»

Lunedì 12 Aprile 2021 di Fabio Rossi
Roma, beffa Tari per i locali: «Meno rifiuti col Covid, ma ora si paga di più»

La Tari non diminuisce, anzi. Nell'ultimo anno la bolletta media della tariffa rifiuti dei romani è aumentata, seppur leggermente. Diventando particolarmente pesante, nonostante i rinvii delle scadenze dei pagamenti, soprattutto per le attività commerciali, particolarmente danneggiate dall'emergenza sanitaria. A partire dalla somma totale che il Campidoglio (e quindi l'Ama) deve incassare: 791 milioni, contro i 787 del 2019.

Ma se nel 2020 il governo - attraverso l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) - ha girato circa 35 milioni di euro al Campidoglio per ristorare tutta la parte di attività che non sì è fatta durante i mesi del lockdown, facendo da calmiere delle bollette, dal primo semestre di quest'anno (a meno si ulteriori interventi straordinari) l'aumento dei costi del ciclo dei rifiuti nella Capitale si ripercuoterà interamente sulle tasche dei contribuenti. Tanto che la tariffa media toccherà quota 275,34 euro pro capite, contro i 273,94 raggiunte immediatamente prima della pandemia.


I CONTI
A fotografare la situazione Tari nella Città eterna è l'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, nel suo focus sul Lazio. «C'è stato un taglio del 25 per cento una tantum della parte variabile per le imprese, nel 2020, ma i costi standard sono lievitati, portando a un aumento strutturale della tariffa che si ripercuoterà su tutti i prossimi anni, sia per le famiglie che per le attività commerciali - spiega Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma - C'è un problema industriale in questa città, nel settore dei rifiuti, che porta le imprese romane a pagare più delle analoghe realtà di Milano e delle altre grandi città». Nel dossier vengono elencate tutte le tariffe applicate alle diverse attività commerciali (e non) della Città eterna.

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LE TIPOLOGIE
Si va dagli 8 euro a metro quadro pagati da distributori di carburante, impianti sportivi e autolavaggi, ai 6,10 di stabilimenti balneari, piscine, impianti termali. Gli alberghi pagano mediamente 10 euro al metro quadrato, che arrivano a 13 per i negozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie, ferramenta, e altri beni durevoli. La Tari quest'anno è arrivata a quota 15,30 euro al metro quadro per edicole, farmacie e tabaccai, fino a toccare quota 38 euro per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense, pub e birrerie. Poco sotto (26,90 euro al metro quadrato) ci sono bar, caffè e pasticcerie, mentre supermercati, macellerie, salumerie, alimentari, panifici e rosticcerie pagano 20,80 al metro quadro e gli esercizi di ortofrutta, pescherie, piante e fiori, pizza al taglio arrivano a quota 46.


LE PROPOSTE
Confcommercio chiede che anche per quest'anno, vista la perdurante emergenza da Covid, vengano messi in campo interventi a sostegno delle attività produttive fermate dalla pandemia, e che in particolare la tassa sull'immondizia venga inserita nel novero dei costi fissi da congelare. «Chiediamo che per il 2021 la Tari non venga pagata da tutte le imprese che hanno avuto un blocco della loro attività, per esempio i pubblici esercizi - sottolinea Guasco - Serve urgentemente un tavolo di confronto tra imprese, Campidoglio e Regione. E, soprattutto, è necessario che le istituzioni riprendano a dialogare tra loro». Già nei primi mesi del 2021, «le attività sono rimaste a lungo chiuse, tra zone rosse e altre restrizioni - dice Luciano Sbraga, direttore di Fipe-Confcommercio - basti pensare ai ristoranti, che non hanno mai potuto restare aperti a cena, e per lungo tempi neanche a pranzo». La categoria, pur comprendendo «i problemi di bilancio dei Comuni, che devono aspettare l'intervento del Governo», aggiunge Sbraga, non è disponibile «a farla passare così: è assurdo pagare la Tari (che è già tra le più alte d'Italia) per rifiuti che non stiamo producendo».

 

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA