Tari, beffa sui rimborsi per negozi e ristoranti. Bocciata una pratica su tre: «Dovete restituire i soldi»

Lunedì 21 Giugno 2021 di Francesco Pacifico
Tari, beffa sui rimborsi per negozi e ristoranti. Bocciata una pratica su tre: «Dovete restituire i soldi»

Beffa per migliaia di aziende con l’arrivo della prima rata della Tari. Non soltanto non è stato ancora inserito lo sconto per le imprese più colpite dalla pandemia (il Campidoglio sta preparando la delibera necessaria), ma alcune utenze non domestiche si ritroveranno anche una sorpresa non molto gradita di questi tempi: Ama, agente riscossore del Comune, chiederà loro di restituire la riduzione concessa lo scorso anno.

Uno smacco, sia considerando i problemi nella raccolta delle utenze aziendali (nelle scorso settimane l’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, ha scritto alle associazioni di categoria ammettendo i disagi) sia perché a Roma si paga in media quasi cento euro in più rispetto al resto d’Italia. 

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Rifiuti, gli sconti e i problemi 

Lo scorso anno Arera, l’autorità dell’energia che si occupa anche di rifiuti, aveva stabilito per le aziende una riduzione sulla bolletta del 25 per cento sulla parte variabile della tassa commisurato ai giorni di chiusura per la pandemia e un taglio del 20 per cento, sempre nella quota variabile, per le famiglie che versino in condizione disagiate oggettive. Per le imprese bastava un’autocertificazione, per i nuclei più fragili anche la presentazione dell’Isee, da depositare entro ottobre. E questo ha scatenato non pochi problemi.
Infatti, quando gli uffici dell’Ama hanno iniziato a vagliare la pratiche, si sono resi conto che un numero altissimo di richieste - quasi un terzo del totale - andava rigettato. E i motivi sono vari: dati nelle pratiche sbagliati (basta un codice Ateco, quello sulla categoria merceologica, o quello fiscale errati), aziende che avevano chiuso meno giorni del previsto oppure famiglie che non avevano allegato l’Isee o si sono ritrovate con un indicatore economico con un reddito più alto del previsto. Fatto sta che quegli sconti - forse anche per un eccesso di pignoleria degli uffici - non erano dovuti e adesso vanno restituiti.

I tempi 

In questi casi l’amministrazione competente scrive agli interessati e concorda una modalità di rientro. Ma quest’anno Ama - e non soltanto per sua responsabilità - non ha potuto seguire questa strada. Infatti via Calderon de La Barca nella fatturazione per l’anno 2021 ha dovuto fare i conti con i tempi non celeri di Roma Capitale e del governo, con i quali sono stati approvati rispettivamente il nuovo regolamento Tari e il decreto Sostegni, con il quale l’esecutivo versa 600 milioni agli enti locali per lo sconto sulla tassa dei rifiuti. Di conseguenza, la municipalizzata ha fatturato le tariffe per il 2021 senza considerare nella prima rata la riduzione per le aziende e le famiglie colpite dal Covid sia inserendo anche il conguaglio per la restituzione del bonus a quei soggetti che non ne avevano diritto. E questo genererà non poca confusione su un’imposta che già registra un’evasione del 40 per cento e che - dopo i disagi registrati nella raccolta - ha spinto le associazioni imprenditoriali a preparare ricorsi e class action contro Ama. Lo stesso amministratore unico della municipalizzata, Stefano Zaghis, ha ammesso a inizio giugno che «non riusciremo ad assicurare il pieno servizio», come risulta da una lettera inviata a Unindustria, Confcommercio, Confesercenti e alle associazioni dei consumatori. I disagi quindi restano, mentre sugli sconti (almeno in parte) arriva la retromarcia.

 

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