Michele Lepore, medico con 1.600 mutuati sparsi tra il Tufello, Monte Sacro e Vigne Nuove, farà i tamponi su un camper.
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«Passiamo le giornate a litigare con i medici», racconta Rossana De Angelis, presidente romana dell’Anaci, l’associazione degli amministratori di condominio. «Gli altri residenti non vogliono avere a che fare con i casi sospetti. E così ci chiedono di rispolverare i vecchi regolamenti condominiali, degli anni ‘30 o ‘40, scritti sull’onda della “spagnola”, che proibiscono di esercitare negli stabili attività sanitarie o “legate a malattie infettive”, cito testualmente». Codici su cui molti condòmini avevano volentieri soprasseduto, fino ad ora, perché avere il medico a portata di rampa in fondo era comodo.
«Ora però, col coronavirus, protestano - riprende De Angelis - C’è chi chiede addirittura di far chiudere studi aperti da anni. E noi amministratori proviamo a trovare una mediazione, anche perché andare in Tribunale non conviene, una sentenza arriverebbe dopo 4 anni, a pandemia finita». Sulla battaglia contro i tamponi negli ambulatori di famiglia, però, quasi nessuno cede. L’Ordine dei medici è preoccupato. Come spiega il presidente Antonio Magi, «davanti a questo muro nei condomini, su 300 medici che hanno aderito, andrà bene se 100-150 partiranno davvero con gli esami». Il via, in teoria, è previsto per fine settimana. Ma le adesioni - già piuttosto scarne in città, dato che gli studi di medicina generale sono 2.500 tra Roma e provincia - saranno più che dimezzate.
IN MACCHINA
«Molti amministratori - riprende il presidente dell’Ordine dei medici - chiedono un documento firmato per essere sgravati da responsabilità. Oppure impongono sanificazioni. Così è difficile». Il rischio, molto concreto, è che il progetto fallisca o che abbia un impatto molto più limitato in confronto alle aspettative, in una fase in cui invece è decisivo allargare la rete del tracciamento, per evitare il sovraccarico dei drive in. «Io ho due studi - racconta Ombretta Papa, un altro medico di base che ha aderito al progetto - uno è in una villetta, a Torre Gaia, quindi non ho problemi condominiali. L’altro invece è a Corso Francia, al secondo piano. Qui mi sto organizzando per fare i tamponi in strada, mentre il paziente è in macchina». Un drive in improvvisato sulla carreggiata. Perché, come dice Lepore, il medico di Vigne Nuove, «per sopravvivere a questa crisi bisogna lavorare di fantasia».