Velocizzare i tempi di diagnosi nei giorni in cui il Lazio è arrivato a superare la soglia dei mille contagi da Covid-19 processando 20mila tamponi. Come fare? Affidandosi ai tamponi rapidi e riducendo il numero di quelli molecolari che hanno un tempo di risposta non inferiore alle 24 ore.
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Fino ad oggi il sistema di tracciamento e di verifica dei casi sospetti ha funzionato così: il tampone rapido - quello che dà un risultato entro 30 minuti e che, ad esempio, durante l'estate è stato utilizzato per testare i rientri dalle vacanze - non bastava da solo a diagnosticare la positività al coronavirus.
Ora a velocizzare il sistema di diagnosi arriva uno studio dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani che dimostra come di fronte a una determinata soglia di carica virale l'esito del tampone rapido può non esser confermato dal molecolare. Da qui l'indicazione a considerare attendibili i tamponi rapidi che diano un risultato (sulla carica virale rintracciata) superiore a 10 per evitare di ricorrere al tampone classico, riducendo così i tempi e la mole di analisi. Questo meccanismo «consentirà di evitare 1/4 delle validazioni successive ad un test rapido antigenico», commenta l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato.
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