Roma, sparatoria a Tor Bella Monaca: clan Moccia nel mirino. «Faida per lo spaccio»

Mercoledì 31 Marzo 2021 di Elena Panarella
Roma, sparatoria a Torbella: clan Moccia nel mirino. «Faida per lo spaccio»

«Stanno sparando, correte», l’Sos lanciato ai carabinieri arriva dai residenti di Tor Bella Monaca.

Questa volta, l’agguato è scattato, ieri pomeriggio, in viale dell’Archeologia. La vittima, ferita con un colpo di pistola a un gluteo, 38 anni, è Giuseppe Moccia, un cognome pesante, una famiglia legata alla lontana con l’omonimo clan camorristico di Afragola. Per anni hanno dettato legge nella zona a est della città, soprattutto per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti. 

Anziana colpita da un proiettile a Tor Bella Monaca: «Io, ferita per sbaglio e insultata, ma nessuno testimonia»

LA RICOSTRUZIONE
Ma riavvolgiamo il nastro della vicenda. Erano da poco passate le 16 quando il trentottenne percorrendo via dell’Archeologia, all’altezza di un bar e a poca distanza dalla sede di zona del Pd, è stato avvicinato da un uomo a bordo di uno scooter che ha esploso almeno quattro colpi di pistola nella sua direzione, uno di questi lo ha ferito a un gluteo. A portarlo in ospedale però, non è stata l’ambulanza. Ma alcuni passanti, almeno così hanno raccontato i testimoni. Dai primi riscontri medici al policlinico Tor Vergata, non sarebbe in pericolo di vita. 

I BOSSOLI
Quando i carabinieri della Compagnia di Frascati e quelli della Stazione Tor Bella Monaca sono arrivati sul posto non hanno trovato nessuno, il ferito era già in ospedale. A terra alcuni bossoli e del sangue. Al vaglio degli investigatori le immagini delle telecamere per ricostruire la dinamica e provare a intercettare anche solo un minimo dettaglio. La vittima, con precedenti, era da poco uscita dal carcere. Il movente è ancora tutto da chiarire, un avvertimento quasi sicuramente. L’uomo per ora non ha saputo dare nessuna spiegazione.

PAURA IN STRADA
A febbraio era stato ferito, sempre in via dell’Archeologia, ma in modo più grave e con le stesse modalità un 36enne mentre era in compagnia della moglie. Dopo gli spari, anche in questo caso, ad accompagnare l’uomo in ospedale era stata la donna e non l’ambulanza. Interrogata, aveva raccontato che, mentre si trovava in strada con il marito, era stato raggiunto da alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi da un giovane poi fuggito via. Sempre a febbraio, questa volta però in via Aspertini, durante una lite in strada tra due uomini finita in sparatoria, venne ferita un’anziana. Insomma si continua a sparare in questi pezzi di città. Strade e piazze dove le regole della violenza hanno cancellato tutte le altre, palazzi diventati fortino di bande criminali. E Tor Bella Monaca è una di queste periferie perdute, regno indiscusso dei signori della bustina porta a porta. Di arresti se ne contano a centinaia in un anno, ma gli “affari” non si fermano. Qui, chi gira in moto con il casco in testa è guardato con sospetto, così è piuttosto frequente incontrare chi non lo indossa. «Anche chi non ha guai con la giustizia non lo mette per non correre rischi. Preferiscono guardarsi e guardare in faccia chi gira sulle due ruote», dice senza giri di parole un anziano.

GLI AFFARI DEL QUARTIERE
Droga, armi, occupazione abusiva, e una serie di fattacci, regolamenti di conti soprattutto, sono i reati più in voga. Ma soprattutto qui di spaccio si vive, è un lavoro come un altro. E si comincia presto, ci sono ragazzini di sedici, diciassette anni che girano con cento euro in tasca e a scuola non vanno più. Li arruolano come vedette. Ma non si parla solo piccolo spaccio, perché dietro il traffico della droga ci sono boss della camorra e della ‘ndrangheta. Un pentito ha raccontato di un summit (in grande stile) nel garage di un palazzone con sentinelle armate di kalashnikov. Ma sono i numeri a rendere l’idea. Almeno 13 i gruppi che si spartiscono l’affare (comprese le piazze): riforniscono 25 mila persone al giorno (su 150mila residenti che arrivano anche a 200mila se si considerano i domiciliati). Con un fatturato pari a 100 milioni di euro l’anno. Un giro contrastato dai continui blitz dei carabinieri. L’ultimo domenica che ha portato all’arresto di cinque persone sempre con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. Eppure in molti tentato di reagire, di tirarsi su grazie all’impegno di tante famiglie perbene impegnate nelle attività sociali, che nelle parrocchie, nelle scuole provano a far «crescere una generazione diversa, che riscatti il quartiere agli occhi della gente».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA