Clan Senese, no agli aiuti di Diabolik per gli spot in radio dei loro locali

Giovedì 9 Luglio 2020 di Giuseppe Scarpa
Clan Senese, no agli aiuti di Diabolik per gli spot in radio dei loro locali
Sempre ai margini. Poco gradito Fabrizio Piscitelli dal clan Senese. Da pupillo di Michele ‘o pazzo, il boss, a persona con cui non voler avere a che fare il passo è stato breve. E così quando Angelo Senese, fratello di Michele, cerca una mano per ottenere sconti dalle radio sportive romane, per pubblicizzare il suo ristorante Da Baffo, esclude categoricamente un aiuto da parte di Diabolik.

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La conversazione, intercetta dalla squadra mobile e dal valutario della guardia di finanza, è del novembre del 2017. Marco Turchetta, altra figura di spicco della criminalità romana e ultras della Lazio, domanda se può essere chiesto a Piscitelli di intervenire. «Che vuoi parlare con la Strega (altro soprannome di Piscitelli, ndr)», s’interroga Turchetta. Senese risponde in modo evasivo, declinando l’offerta del suo interlocutore: «No guarda, no. Sai che c’è? Io non mi voglio mettere in mezzo». E poi aggiunge: «Perché poi ce sta quello de mezzo dietro (Piscitelli, ndr). Non mi va». Chiusura totale.

Ma oltre al riciclaggio del denaro nei ristoranti i Senese erano molto attivi anche sul fronte delle rapine, dei colpi alle banche o alle poste. 

LE RAPINE
Il regista di questa operazione è Vincenzo Senese, figlio del boss. In pratica chiede assistenza a Massimiliano Barretta. C’è una batteria di rapinatori pronti a muoversi in tutta Italia. «Mi serve un appoggio per il periodo di dicembre per le rapine per rubare». Il gruppo di banditi, assicura Senese, è «gente seria, io ci parlo prima di farli salire. Sono tre, che devono dormire».

Ovviamente niente si fa gratis è una copertura che garantisce l’anonimato va ricompensata, «però poi quello che fanno - assicura Senese - ci devono dare la stecca».«Quelli - sottolinea il figlio di ‘o pazzo - sono di stampo vecchio, ci rispettano». Barretta fiuta l’affare e non solo si dimostra pronto a trovare le location ma suggerisce anche un colpo da mettere a segno: «Io ho una parte dove possono prendere 250mila euro, ad Aulla c’è uno spedizioniere, lì ha dentro casa sua...».

I Senese, emerge dall’inchiesta, avevano diversi canali di approvvigionamento: vendita di droga, rapine e usura. Un business reinvestito in locali o trasferito in Svizzera. Oppure nascosto da qualche parte. Pronto all’impiego in contanti: «Ma che patrimonio tengono questi qui?».« Non si contano», replica Vincenzo Buonaiuro.
Ultimo aggiornamento: 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA