Con le cattedre che sono state riempite e assegnate soltanto a febbraio, le scuole di Roma potrebbero ripartire lunedì prossimo in presenza con un migliaio di insegnanti in meno. Cioè quanti sono i docenti che dal ritorno in classe dopo lo stop durante la zona rossa, sono entrati in contatto con un positivo (alunno o collega) e che stando alle nuove disposizioni del governo devono fermarsi e andare in malattia. Smettendo di insegnare.
Finora i professori entrati in contatto con chi aveva contratto il Covid, venivano messi in quarantena preventiva, ma continuavano - se non positivi - a svolgere il loro lavoro in Dad, facendo lezione in remoto da casa propria.
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Ora tutto questo non è più possibile. Anche perché il 12 aprile scorso la direzione generale della Prevenzione sanitaria, guidata da Gianni Rezza, del ministero della Salute ha emanato per tutti i dipendenti una circolare che modifica i termini della questione. Alla voce «lavoratore a contatto stretto con un soggetto positivo», il dicastero precisa che l'addetto deve informare il proprio medico curante, che poi dovrà decidere se rilasciare «certificazione medica di malattia» oppure accertare se ci sono le condizioni per «essere collocato in regime di lavoro agile». Cioè, per quanto riguarda gli insegnanti, se possono fare lezione in smart working o meno. In ogni caso, viene aggiunto nella stessa circolare, «per la riammissione in servizio, il lavoratore dopo aver effettuato una quarantena di 10 giorni dall'ultimo contatto con il caso positivo, si sottopone all'esecuzione del tampone».
LE REGOLE
In queste ore alcuni presidi avrebbero chiesto un chiarimento all'Ufficio scolastico regionale su come applicare la circolare. Ma se c'è la comunicazione all'Asl di un insegnante entrato in contatto con un positivo, la quarantena e lo stop al lavoro scattano d'ufficio, fino a quando il medico di riferimento non stabilisce che ci sono le condizioni per fare lo smart working e continuare a insegnare. Una situazione che mette a rischio la didattica negli ultimi mesi dell'anno scolastico, visto che in ogni istituto della Capitale ci sono in media due o tre professori che hanno avuto a che fare con un allievo o con un collega positivo. Lo scenario può diventare, poi, esplosivo dopo la richiesta da parte del governo di far rientrare tutti gli studenti in presenza a scuola da lunedì prossimo.
Al riguardo è caos nelle strutture romane. E non soltanto perché un terzo dei presidi lamenta di non avere gli spazi sufficienti per garantire il distanziamento in aula. Il provveditore Rocco Pinneri ha già fatto sapere che si potranno mantenere i livelli di Dad nei plessi, solo dove mancano i locali (anche se secondo l'ufficio regionale sono soltanto 29 quelli che necessitano di spazi). Da ieri, poi, i consigli d'istituto hanno iniziato a riunirsi per trovare soluzioni alternative, come provare a tenere le lezioni all'aperto, magari sotto tendoni già noleggiati o comprati in passato.
Domani il provveditore, i presidi, gli assessori ai Trasporti di Regione e Comune e i vertici di Atac e Cotral sono stati convocati dalla Prefettura per fare un monitoraggio sul sistema dei trasporti. Nonostante il rafforzamento delle corse dei mesi scorsi, si registrano ancora assembramenti su bus e metro. Ma al momento non ci sono né risorse né vetture per incrementare il servizio.