Travolte dalla quarta ondata della pandemia, e con una ripresa dopo la pausa natalizia a ostacoli, le scuole studiano ora una contromossa per supplire alla carenza di personale. I prof sono a casa malati, o in isolamento fiduciario, e la lista dei supplenti è troppo corta.
Con l’obiettivo però di tenere gli istituti aperti, superare il punto critico e arrivare alla fine del mese. Ma tra docenti che rientrano dalla malattia e nuovi positivi, la coperta del corpo insegnante rischia di essere ancora troppo corta. Così il piano, ancora in fase di studio, è quello di richiamare i prof in pensione. E di replicare quanto sta già accadendo in Gran Bretagna: le autorità inglesi lo scorso 4 gennaio temendo un aumento dei contagi e la mancanza di professori, hanno infatti chiesto agli insegnanti in pensione di rendersi disponibili per l’emergenza. Anche in questo caso si tratterebbe di nomine su base volontaria e a titolo gratuito. Un salvataggio in extremis se l’impennata di assenze dovesse allungarsi nelle prossime settimane. Un piano che comunque, dovrà essere prima approvato e concordato con il provveditori agli studi.
L’EMERGENZA
«Non possiamo farci cogliere impreparati e allo stesso tempo, dobbiamo assicurare ai ragazzi la continuità scolastica. Quella di reclutare i professori andati in pensione è una proposta da definire, un’idea in tempi di emergenza. Abbiamo comunque già impiegati in pensione che a titolo gratuito collaborano, per esempio, con le segreterie scolastiche. Tuttavia la chiamata sarà solo su base volontaria, gratuita e limitata nel tempo. La decisione, se il piano dovesse partite, sarà delegata alla singola scuola» precisa Cristina Costarelli di Assopresidi.
Con il numero dei docenti assenti che continua a crescere. Secondo l’associazione di categoria, la media è di 15 prof tra i 448 istituti superiori e i 353 comprensivi. «Non ci sono al momento numeri ufficiali e non vogliamo dare false informazioni. Ma questa è la media calcolata nell’ultima settimana» precisa la preside Costarelli. A cui si somma pure il personale sospeso perché non vaccinato: «Si tratta di un numero esiguo - conclude - ma in un momento così delicato, pure queste assenze pesano nella riorganizzazione delle ore e delle lezioni».
IL CONTAGIO
Mentre gli alunni proseguono lo slalom tra Ddi, Didattica digitale integrata, e Dad, Didattica a distanza. Perché dopo lo screening di massa tra i banchi di scuola è scattato un altro allarme, quello per i falsi negativi: due studenti su dieci rientrati in classe dalle vacanze di Natale erano infetti. Già mercoledì scorso (il 13 gennaio) nel 90% delle scuole erano state attivate sia la Ddi che la Dad. Con un numero più significativo per le classi elementari e medie, dove la percentuale dei vaccinati è molto inferiore rispetto ai compagni delle scuole superiori. E dopo l’autunno caldo delle occupazioni, questa mattina è prevista un altra manifestazione degli studenti davanti al ministero dell’Istruzione.