«Ti ammazzo putt...», poi «ti amo torna con me», «hai il malocchio vattene». I messaggi minacciosi, scritti e vocali, si alternavano inquietanti e farneticanti al ritmo di duecento al giorno. Un'ossessione violenta costellata dalle botte fino allo stupro. Nonostante lei lo avesse finalmente denunciato e allontanato, l'incubo rischiava di continuare. Vittima una donna italiana di 31 anni costretta a subire percosse e vessazioni fisiche e psicologiche da circa un paio d'anni, ossia da quando aveva iniziato la relazione con quello che si sarebbe presto rivelato il suo aguzzino: un uomo di 33 anni, con precedenti per droga. Ora arrestato dai carabinieri.
Il coraggio
La 31enne si fa coraggio e varca la soglia della caserma dei carabinieri di San Vittorino. È qui che trova le rassicurazioni necessarie a procedere mettendo nero su bianco l'inferno in cui era costretta a vivere: «Non voleva che uscissi, mi impediva di svolgere una vita normale. Mi prendeva il telefono per leggere i messaggi, poi scriveva lui nelle chat spacciandosi per me. Diceva ai miei colleghi che non potevo recarmi al lavoro, alle mie amiche che non volevo più uscire con loro e di lasciarmi in pace. A un certo punto, aveva iniziato persino a mandare loro dei vocali con la sua voce, minacciando tutti».
Anche nei giorni seguenti alla denuncia, in attesa che la dettagliata informativa dei carabinieri accompagnata da tutti i riscontri necessari inviata al pm e a sua volta rigirata al gip, facesse il suo corso facendo scoccare una misura di custodia cautelare, le minacce, questa volta indirizzate alla 33enne, non si erano fermate: in un solo giorno 200 messaggi. Nell'informativa i militari descrivono anche per filo e per segno gli episodi di percosse, ripercorrendo tutte le volte che la giovane donna era finita al pronto soccorso per i lividi e i forti dolori, alle braccia, alle gambe, al costato.
Le scuse
Tutte volte in cui lei di fronte alle domande dei medici aveva glissato accampando scuse: «Ho sbattuto a uno spigolo (...) sono caduta dalle scale». Botte e dispetti: «Diceva che vedeva delle ombre intorno a me, che avevo il malocchio e per questo doveva picchiarmi». Il 33enne è stato arrestato poiché gravemente indiziato di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Attualmente si trova ai domiciliari con il divieto di avvicinamento alla donna. La Procura di Roma per lui, visti i riscontri dell'Arma, aveva richiesto il braccialetto elettronico. Che, però, il Gip non gli ha fatto applicare.