Roma, tamponi in farmacia irregolari: sequestri dei Nas e verifiche anche sulle qualifiche dei sanitari

Una struttura che esegue in media un centinaio di esami al giorno incassa 9mila euro a settimana

Giovedì 3 Febbraio 2022 di Camilla Mozzetti
Roma, tamponi in farmacia irregolari: sequestri dei Nas e verifiche anche sulle qualifiche dei sanitari

Avrebbero dovuto dare un esito certo, sulla positività o negatività al Covid, e invece erano “fallati”. Tamponi irregolari ma comunque utilizzati nelle farmacie e fatti pagare agli utenti che sono poi tornati a casa con risultati totalmente errati e, aspetto peggiore, sono anche andati in giro magari da positivi asintomatici credendosi negativi. 

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La sorpresa - Il Nas dei carabinieri negli ultimi giorni ha sequestrato centinaia di test rapidi usati nelle farmacie e dai controlli è venuta fuori la sorpresa: quei tamponi non erano a norma e dunque non in grado di poter dare risultati veritieri. Pare ne siano stati trovati addirittura 400 per un valore, in termini economici, che supera i 6.500 euro. E le verifiche sono soltanto all’inizio. Perché il faro dei militari si è appena acceso e punta su tante altre “distorsioni” denunciate o segnalate anche all’Ordine dei Medici che vanno totalmente a discapito della salute pubblica. La scoperta dei tamponi irregolari, comunque, è il caso al momento più eclatante se si considera la mole giornaliera di test rapidi che vengono eseguiti nella Regione. Soltanto ieri ne sono stati contati 77.402 e se ci fossero altre “partite” fallate? Quanti positivi asintomatici potrebbero circolare indisturbati credendosi negativi? C’è poi un altro aspetto sempre legato ai test su cui sono in corso i controlli dei militari che riguarda l’esecuzione dei tamponi.


L’esecuzione - Teoricamente a prelevare il campione dalla gola o dal naso di un cittadino dovrebbe essere un farmacista o un medico o anche un infermiere, insomma personale istruito correttamente sulle procedure da seguire, ma da una serie di segnalazioni recapitate al Nas sembra che a volte i soggetti impegnati nella raccolta non siano in alcun modo qualificati. Banalmente, potrebbe essere usata gente non titolata al fine di garantire comunque un flusso costante di analisi e - di conseguenza - di guadagni. Anche perché, ed è la semplice matematica a dirlo, una farmacia che svolge in media un centinaio di tamponi al giorno incassa settimanalmente circa 9 mila euro solo grazie ai test. 
Una catena pericolosa quella che unisce i tamponi “fallati” al presunto personale non qualificato che potrebbe far esplodere una vera problematica. Già i tamponi cosiddetti “fai-da-te”, acquistabili liberamente dai cittadini tanto nelle farmacie quanto addirittura nelle tabaccherie, hanno fatto scattare l’allarme dei medici di famiglia che ne hanno denunciato la scarsa affidabilità. «Un tampone su due di quelli “fai-da-te” dà un esito sbagliato - ricorda Alberto Chiriatti, vice segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale - perché eseguito in modo errato». 


Le altre falle - La lista delle verifiche che in queste ore sono in capo al Nas è molto nutrita: si va da quelle sulle esenzioni al vaccino richieste da alcuni medici specialisti per pazienti no vax al caso dei positivi che in un attimo diventano negativi tramite un sistema di alterazione dei test sempre nelle farmacie. Il caso, rimbalzato alle cronache, è questo: un no vax dà la propria tessera sanitaria ad un amico positivo che va a fare il tampone con il suo nome permettendo poi al termine della “finta” guarigione l’ottenimento del Green pass. Proprio a tal riguardo la Federfarma ha invitato i propri iscritti a verificare - prima di ogni test - il documento d’identità dell’utente anche se non tutte le farmacie sembrano aver recepito l’invito. Solo al Tiburtino, tanto per citare un caso, una grande farmacia di Casal Bruciato esegue i tamponi richiedendo solo la tessera sanitaria senza alcun tipo di verifica sul documento d’identità. 

 

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