«Quello che è accaduto a Laura (è un nome di fantasia, ndr) poteva succedere anche a mia figlia e al posto di quella madre a piangere, ora, ci sarei stata io». La donna che parla, genitore di un'altra adolescente che frequenta la stessa scuola media della tredicenne che domenica sera si è tolta la vita a Torpignattara, non si dà pace. Anche sua figlia ha vissuto lo stesso incubo e le stesse dinamiche di bullismo che si sono scatenate contro la tredicenne suicida, una bambina che male viveva la trasformazione del suo corpo in quello di una donna e che aveva chiesto alle amiche e agli amichetti di essere chiamata Charlie, un nome neutro, né di maschio, né di femmina.
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«UNA SCONFITTA»
Questa mamma spiega anche che «fortunatamente in casa abbiamo una situazione che ci ha permesso di aiutare mia figlia privatamente, coinvolgendola in un percorso di autoconsapevolezza e di rafforzamento dei propri strumenti di difesa psicologica. In più l'abbiamo convinta a bloccare anche tutti i contatti social, chat e profili con chi l'aveva presa di mira». Per la signora «le stesse dinamiche possono avere colpito Laura, la cui mamma ha cercato di fare tutto quello che poteva, da sola e per le sue possibilità, per aiutarla, ma è stata lasciata sola». La donna ha bene in mente la ragazzina suicida, che a scuola brillava per avere quasi tutti 9 in pagella ed eccelleva nella scrittura. «Laura era un grande talento, aveva una grande energia creativa, non era omologata né omologabile e per questo pativa. Quel suo talento sarebbe stato il suo passepartout per un futuro di riscatto. La sua morte è una sconfitta per tutti e per la scuola».