Roma, sta male e gli revocano il ricovero coatto: il paziente si uccide, medici a processo

Martedì 2 Febbraio 2021 di Adelaide Pierucci
Roma, sta male e gli revocano il ricovero coatto: il paziente si uccide, medici a processo

Torna a casa dall'ospedale dopo aver tentato di lanciarsi dalla finestra e muore suicida. I medici gli avevano revocato il Tso e lui aveva potuto firmare le dimissioni. Un errore di valutazione di un paziente con manie suicidarie e persecutorie costerà un processo per omicidio colposo a due medici del Sandro Pertini.

Secondo la ricostruzione del pm Claudia Alberti il primo specialista, la psichiatra Maria P. avrebbe firmato e poi revocato inspiegabilmente venti minuti il trattamento sanitario obbligatorio per il paziente, mentre Federica P. medico di guardia, avrebbe disposto le dimissioni in assenza di prescrizioni e di una nuova consulenza psichiatrica.

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I fatti risalgono al 19 giugno del 2016. Giovanni Battista Forti un trentottenne di Torpignattara da tempo perseguitato da forti crisi depressive e di ansia era stato bloccato dai carabinieri mentre cercava di lanciarsi dalla finestra al quarto piano.
Non era il suo primo tentativo di farla finita. All'ospedale Sandro Pertini tre mesi prima lo avevano salvato da una overdose di psicofarmaci. E in poco più di 10 giorni a giugno familiari avevano chiesto per quattro volte l'intervento di una ambulanza . L'ultimo soccorso risale al 19 giugno. L'uomo si mette in bilico sulla finestra. I carabinieri lo salvano. I medico del pronto soccorso ritiene che si debba procedere con il Tso per evitare pericoli. La psichiatra di turno non ritiene opportuno procedere al trattamento contro la volontà del paziente. Dopo altri solleciti lo dispone intorno alle 18. Avvia la procedura Inspiegabilmente la richiesta di Tso verrà revocata dalla stessa specialista una ventina di minuti dopo.

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L'indomani firma le dimissioni dall'ospedale. Nessuno gli ha prescritto una terapia. Quarantotto ore dopo verrà trovato impiccato. L'avvocato Luciano Guidarelli, che assiste la famiglia Forti, parla di un suicidio che doveva essere evitato. «Col Tso il paziente sarebbe stato monitorato per sette giorni in ospedale».
 

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