Roma, spari in strada sulla Prenestina: prima la lite poi l'agguato «Una faida per la droga»

Lunedì 28 Dicembre 2020 di Alessia Marani
Roma, spari in strada sulla Prenestina: «Una faida per la droga»

«Stanno sparando all’impazzata, sono armati fino ai denti, mi vogliono ammazzare, correte», l’sos ai carabinieri arriva da un 27enne con precedenti di droga alle spalle che abita sulla via Prenestina, un tratto rurale della strada al confine tra i territori di Roma e di Monte Compatri.

Il giovane è asserragliato nella sua villetta insieme con la compagna. Mancano pochi minuti alle sei del pomeriggio nel giorno di Santo Stefano. Qualcuno ha appena scaricato una sventagliata di colpi calibro 9 sulla grande cancellata in ferro all’ingresso della sua abitazione, ed è scappato via. Ma lui non li vede, sente solo le esplosioni, il rumore del ferro, è convinto che i sicari, almeno due o tre, siano ancora lì fuori pronti per ucciderlo. E terrorizzato chiama il 112.

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Avvertimento 

Ma che cosa è successo? Come e perché è nato l’agguato? Potrebbe esserci una lite maturata nel mondo dello spaccio dietro al raid. Un avvertimento a suon di piombo firmato da almeno due individui che avrebbero le ore contate. Quando i carabinieri del nucleo radiomobile di Frascati e la pattuglia della stazione di Colonna arrivano sul posto, infatti, non trovano nessuno ma piano piano cominciano a ricostruire come in un puzzle l’antefatto.

La pista

In parte è lo stesso ragazzo che accenna a un litigio avuto precedentemente in strada con dei coetanei, in parte sono anche le immagini raccolte da alcune telecamere sulla strada principale e posizionate in prossimità di altre abitazioni a fornire indicazioni che si riveleranno utili per gli investigatori. Inquadrando l’utilitaria a bordo della quale si sono dileguati. L’attenzione si concentra da subito su altri due ragazzi, sui trentanni. È con loro che circa un quarto d’ora prima degli spari sul cancello - per la precisione, quattro - il ventisettenne ha a che fare. I due arrivano davanti alla villetta, gli intimano di uscire fuori, perché gli devono “parlare”.

Calci e pugni

Ma dalle parole si passa presto ai fatti: giù botte e calci, sitle “fratelli Bianchi” ai quali il 27enne, che è di corporatura robusta ed è abituato a districarsi nelle situazioni più difficili, non soccombe, anzi reagisce e ha addirittura la meglio, mettendoli in fuga. Pensa di avere risolto la questione, di averli allontanati e messi a tacere almeno per un po’. Ma non è così. Sono “solo” andati a prendere il “pezzo”, una pistola semiautomatica per tornare (non è escluso anche in compagnia di altri) nelle campagne di via Prenestina poco dopo. Questa volta niente citofono, niente parole, ma proiettili. I colpi, stando a una prima perizia, sarebbero stati esplosi da un’arma risultata rubata o, comunque, detenuta illegalmente.

Sospetti

Il sospetto degli inquirenti è che la lite sia nata per questioni legate al mondo degli stupefacenti, partite o dosi non pagate, oppure mai consegnate e sparite. Anche se il 27enne che fa l’operaio giura che all’origine ci siano motivi «personali». In zona abitano diversi pregiudicati e i carabinieri sono convinti di non dovere andare troppo lontano per risalire agli autori del raid e al luogo (o a chi) dove era nascosta la semiautomatica. Le indagini continuano.

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