Roma, pronto soccorso, positivi in aumento: un malato su 5 ha il virus: «Con le varianti è cambiato tutto»

Domenica 7 Marzo 2021 di Francesco Pacifico
Allerta pronto soccorso, positivi in aumento: un malato su 5 ha il virus

Certe scene, nei pronto soccorso della Capitale, non si vedevano da tempo: tornano, infatti, a salire i pazienti che si scoprono positivi in queste strutture tanto che ormai sono almeno uno su cinque rispetto al numero dei malati complessivi. Per capire la portata della cosa bisogna aggiungere che fino a un paio di settimane fa, difficilmente - anzi raramente - i medici riscontravano casi di Covid.


Spiega Adolfo Pagnanelli, primario del pronto soccorso dell'ospedale Casilino: «Come era prevedibile visti i numeri a livello nazionale, ora registriamo un incremento di positivi anche nei Dea. Con l'arrivo delle varianti è cambiato tutto: ci sono persone che non hanno fatto in tempo a fare il test, vengono da noi per patologie che non c'entrano nulla con il Covid più o meno gravi - c'è ancora una certa ritrosia a frequentare gli ospedali per paura di essere contagiati - e quando gli facciamo il tampone, scopriamo che hanno contratto il virus».

In media, nelle strutture più piccole, parliamo di una decina di casi simili al giorno, che crescono a dismisura nelle realtà più grandi o nei Covid Hospital: fino a qualche giorno fa erano rarissimi i pazienti positivi.


«Non siamo ancora ai livelli della prima e della seconda ondata - aggiunge Pagnanelli - e seppure i margini di sicurezza per i ricoveri nei posti letto ordinari e nelle terapie intensive siano ancora ampi, quanto sta accadendo nei pronto soccorso deve risuonare come un campanello d'allarme».

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PRESSIONE


Questa situazione, infatti, sta già mettendo sotto pressione la tenuta dei Dea. Ieri, tenendo conto che nel weekend gli accessi sono sempre limitati, il Pertini aveva una trentina di persone in attesa di ricovero, il San Camillo, il Sant'Eugenio o il Sant'Andrea superavano la ventina. Anche perché la curva del Covid - in una Regione che tranne la provincia di Frosinone è rimasta in zona gialla - la curva continua a salire, seppure lentamente rispetto al resto del Paese.


Stando all'ultimo bollettino Covid emesso ieri dalla Regione, in seguito a quasi 40mila tra tamponi e test rapidi, sono stati scoperti 1.563 nuovi positivi (38 in più rispetto alle 24 ore precedenti), con Roma saldamente sopra quota 600 (precisamente sono 641). Più in generale, sono 13 i decessi (calati di 6 unità) e 943 i guariti. Sfiorano, dopo un lieve incremento, quota 1.900 le persone che hanno dovuto essere ricoverate, mentre sono di fatto stabili le terapie intensive occupate (242 contro le 248 del giorno precedente).

Se non bastasse ancora, per capire la gravità della situazione, bisogna guardare al rapporto tra positivi e tamponi effettuati: è all'11 per cento, che cala al 4 se si considerano anche gli antigenici. Tutti numeri che rendono ancora impossibili il tracciamento e fanno dire a più di un medico che, di questo passo, entreremo nella terza ondata tra due o tre settimane. Al riguardo, e sempre restando sui problemi sul tracciamento, i Cobas denunciano il caso di un 34enne romano proprietario di un sushi bar, che ha perso la vita per il virus. Ma soprattutto, secondo la sigla, questa vicenda - oltre a essere tragica per l'età della vittima - dimostra che scarseggiano sia i controlli antimovida sia, soprattutto, gli strumenti per monitorare le varianti.

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La preoccupazione è quindi alta. Secondo l'assessore alla sanità della Regione, Alessio D'Amato, «è in corso in questo momento una battaglia molto importante nel Lazio: questa settimana siamo in zona gialla ma non è una tana libera tutti. Serve grande attenzione e il rispetto delle regole». Al riguardo ci si interroga su quello che succederà nel mondo della scuola, dove i sindacati hanno scritto alla Regione e al direttore dell'ufficio scolastico del Lazio per chiedere di riportare tutti gli studenti in Dad, compresi quelli delle elementari e degli asili. Più ottimista sulla nostra regione il ministro della Sanità, Roberto Speranza. Anche guardando al lavoro fatto da via Cristoforo Colombo sul fronte vaccinale, il ministro ha spiegato che il «Lazio è stata ed è tra le regioni che stanno costruendo quest'uscita dal tunnel».

 

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