Roma, si dà fuoco ma uccide il suo cane: condannato. Adesso fa il dogsitter

Sabato 9 Luglio 2022 di Erika Chilelli
Roma, si dà fuoco ma uccide il suo cane: condannato. Adesso fa il dogsitter

Voleva suicidarsi, ma a morire era stato il cane. In cerca di redenzione, ora, l'uomo fa il dogsitter. Per l'accaduto, D.

V., 25 anni, era stato accusato di aver causato un incendio e di uccisione di animali. E in udienza preliminare, il gup, con rito abbreviato, lo ha condannato a un anno di reclusione, con pena sospesa, solo per l'accusa d'incendio. Il giovane è invece stato assolto per la morte del cane, una meticcia di sette anni. Per l'imputato, che soffre di disturbo dell'umore, è stata prescritta anche una cura presso il Centro di igiene mentale.

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I FATTI
Era il 22 maggio del 2019, D. V., si trovava nell'appartamento dove viveva con la madre. Era solo e aveva appena ordinato da mangiare. Una serata come tante altre, fino a quando, complice il disturbo dell'umore di cui soffriva da circa un anno, il ragazzo aveva iniziato a riflettere sulla sua vita: l'università lasciata prima della fine, la disoccupazione e una dieta non equilibrata. Pensieri che lo avevano gettato nello sconforto a tal punto da pensare di chiamare il centro anti-suicidio. La risposta dell'operatore, però, non era bastata a risollevargli il morale. D. V. ha successivamente dichiarato agli agenti di polizia che lo hanno interrogato di «aver avuto uno scatto d'ira e di non avere ricordi lucidi fino a dopo l'incendio», quando per sfuggire dalle fiamme si era ritrovato sul cornicione del palazzo. Una crisi durata pochi minuti, durante la quale, secondo le ricostruzioni della polizia e dei vigili del fuoco, il giovane avrebbe appiccato le fiamme con il chiaro intento di togliersi la vita. «Una lunga storia, sono stato io», aveva confessato prima di essere portato in ospedale.


I MESSAGGI
A confermare l'ipotesi del tentativo di suicidio, anche i messaggi che aveva mandato alla fidanzata e ai suoi amici: «È finita, vi ho voluto bene». A perdere la vita, però, era stato il cane di famiglia che viveva con l'imputato e la madre da 7 anni e aveva inalato i fumi dell'incendio. Una morte per la quale D. V. si è detto devastato, tanto che per cercare di riparare ha deciso di intraprendere la carriera di dogsitter. L'appartamento ha riportato danni notevoli, allagandosi nel corso delle operazioni svolte per domare le fiamme, motivo per cui il gup ha disposto la pena di 1 anno, sospesa, oltre alla terapia psicologica.

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