Roma, ondata di occupazioni nelle scuole. E al Liceo Nomentano la preside mette tutti in Dad

Mercoledì 24 Novembre 2021
Roma, ondata di occupazioni nelle scuole. E al Liceo Nomentano la preside mette tutti in Dad

Pochi giorni fa occupati dagli studenti il liceo Aristofane, lo scientifico Nomentano, il Vittorio Colonna e l’Archimede-Pacinotti.

In forte agitazione anche il liceo classico Orazio. Poi ieri sera il Righi. E oggi occupata anche un’altra scuola nella Capitale. Si tratta del liceo Carducci di via Asmara, nel quartiere Trieste. Sul posto la polizia. All’interno, secondo quanto si apprende, circa duecento ragazzi. Al momento non si segnalano criticità. 

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E in tanto c’è chi mette in campo la Dad proprio contro l’occupazione. È la scelta di una dirigente scolastica che dopo l’occupazione ha subito attivato la didattica a distanza: chi non partecipa sarà segnato assente. Succede al Liceo scientifico Nomentano. La preside Giulia Orsino da oggi ha scelto la Dad per garantire «il diritto allo studio». «In attesa di poter riprendere le lezioni in presenza, a causa dell’occupazione dei tre edifici scolastici, al fine di garantire il diritto allo studio di coloro i quali si sono dissociati dall’occupazione, vi comunico che le lezioni riprenderanno in modalità a distanza da mercoledì 24 novembre - scrive al dirigente in una circolare interna - I docenti comunicheranno agli studenti il link per le lezioni. Potranno collegarsi gli studenti che non sono impegnati nell’occupazione della scuola. Interrogazioni e verifiche scritte saranno rinviate al rientro in presenza».


Non usa mezzi termini il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, Mario Rusconi nel bocciare le occupazioni studentesche che si ripropongono annualmente alla vigilia delle vacanze di Natale. «Le occupazioni? Un’inutile perdita di tempo a scapito della maggioranza degli studenti». «Con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie ecco riproporsi, soprattutto a Roma, il rito stanco delle occupazioni scolastiche, che non hanno mai risolto nulla se non far perdere inutilmente giornate di scuola a quella stra-maggioranza di studenti a cui non interessa proprio questo tipo di contestazione - sottolinea Rusconi - è sempre una minoranza di studenti che in maniera molto poco democratica e con arroganza rispetto al più elementare dei principi democratici, in cui è la maggioranza che decide, occupa le scuole magari anche nottetempo. A nostro parere sembrano prove tecniche di chi vuol prepararsi una prospettiva politica più che ragionare concretamente sui problemi che affliggono il mondo della scuola». Inoltre, prosegue Rusconi, «superate le giornate di presidio degli edifici la lista dei danni alle strutture, agli arredi, alle strumentazioni è sempre molto lunga, dispendiosa e ovviamente a carico della collettività. Di questi tempi poi con l’aumentare dei contagi Covid questa ulteriore preoccupazione assilla, giustamente, presidi e insegnanti per via degli assembramenti incontrollati all’interno degli edifici scolastici». «Per ragionare sui problemi veri della scuola - evidenzia - e non ad esempio su quelli del Pnrr che ancora non si conosce, propongo un incontro pubblico (da trasmettere anche via social) tra una rappresentanza di noi dirigenti scolastici, dei rappresentanti degli Enti Locali (comune e città metropolitana) e una rappresentanza degli studenti romani per parlare, confrontarci e dibattere sulle problematiche scolastiche e sulla scuola del futuro che vorremmo. Un incontro propositivo con idee realizzabili da proporre ai politici e agli amministratori piuttosto che sterili slogan che lasciano il tempo che trova». 

Non si fa attendere la risposta degli studenti. «Noi studenti e studentesse del liceo Righi vogliamo porre fine agli interminabili “siamo tutti nella stessa barca” e “vi capiamo”. Mostreremo a tutti di cosa ha bisogno la scuola dopo anni di mobilitazioni, dopo aver manifestato innumerevoli volte sotto al Ministero dell’istruzione e aver percorso in lungo e in largo le strade di Roma». La rivalsa dei ragazzi parte dai programmi scolastici: «Poco al passo con i tempi, ciò che impariamo a scuola non ci prepara adeguatamente alla vita dopo il liceo. Per questo proponiamo il potenziamento delle materie Informatica ed Educazione Civica. Ci stiamo muovendo in questa direzione tramite il progetto “Ri-Generazione Civica” che punta ad istituire un ciclo di conferenze tenute da ragazzi universitari all’interno di Licei ed Istituti. Chiediamo inoltre l’introduzione di Educazione Ambientale ed Educazione Sessuale e all’Affettività come materie obbligatorie. Riscontriamo anche particolari criticità che riguardano il programma di Storia che ad oggi non include gli avvenimenti degli ultimi settant’anni, fondamentali per la comprensione della realtà attuale». Poi c’è il tema edilizia scolastica: «In Italia ci sono 40mila edifici scolastici, il 70% dei quali costruito nella prima metà del Novecento. La loro gestione - a seconda che si tratti di scuole elementari, medie e superiori - spetta ai singoli comuni e alle province. Il 38,8% degli istituti nazionali necessita di interventi urgenti di manutenzione straordinaria per adeguamento alle norme e per l’eliminazione dei rischi. Questa necessità riguarda il Nord per il 28,8%, il Centro per il 41,9%, il Sud per il 44,8% e le isole per il 70,9%. La mancanza di spazi comporta due problemi principali: la sovrappopolazione nelle classi; La mancanza di spazi di aggregazione durante il pomeriggio. Per quanto riguarda le classi pollaio, crediamo che sia ipocrita la definizione del Ministero dell’istruzione, che vede rientrare nella categoria le classi composte da più di 28 ragazzi. L’anno scorso, seguendo un percorso di mobilitazioni, abbiamo evidenziato possibili spazi per lo svolgimento delle attività didattiche e sociali occupando edifici abbandonati, quali l’ex Lucernario dell’università Sapienza e l’ex stazione Trastevere».

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