Roma, niente distanze a mensa: i bimbi mangeranno in classe

Sabato 5 Settembre 2020 di Camilla Mozzetti
Roma, niente distanze a mensa: i bimbi mangeranno in classe

Come si fa a mantenere le distanze e a fare di conseguenza i conti con i posti ridotti quando i bambini invece che seguire una lezione di matematica devono pranzare? Ecco la soluzione: il pasto si consuma in classe. È questa la realtà che sta prendendo forma nella maggior parte degli oltre mille istituti comprensivi della Capitale dove gli spazi già angusti sono stati ripensati e rimodulati nell’ottica anti-contagio. Palestre trasformate in aule e anche refettori sacrificati perché in edifici vecchi, malandati che spesso e volentieri ospitano un numero di bambini superiore a quello previsto, per garantire le lezioni in presenza qualcosa doveva essere sacrificato.

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E così laddove non è possibile pensare di fare cinque turni del pranzo - perché significherebbe far sedere a tavola i primi gruppi di bambini alle 10 e gli ultimi alle 15 - molte scuole si sono attivate per il pranzo in aula. Modalità prevista dalle linee guida stilate dai referenti delle Asl territoriali sulle giuste procedure sanitarie da seguire sul piano della refezione ma che nella Capitale e nel suo hinterland abbonda rispetto ad altre città. Qualche esempio? 

GLI ISTITUTI
All’Istituto comprensivo Artena è stato previsto il cosiddetto “lunch-box” per tutte le classi con l’utilizzo delle mense, autorizzato dall’ente locale, come aule per la didattica. Stesso canovaccio all’Istituto via Casal Bianco (zona Settecamini): tutti in classe con il pranzo sui banchi (sempre se arriveranno quelli monoposto che la scuola aspetta). All’Istituto Casale del Finocchio (zona Borghesiana) sono stati disposti quattro turni nel refettori ma per tre classi il pranzo si consumerà in aula. Nel plesso di via dei Consoli invece lo scenario è ancora più apocalittico: la mensa è parzialmente interdetta per il crollo del controsoffitto avvenuto a gennaio scorso e a tutt’oggi non è stato ristrutturato. Morale? A essere coinvolte nel servizio di refezione sono una quarantina di classi e otto mangeranno in classe. A Primavalle l’Istituto comprensivo Via Maffi non ha ancora sciolto il nodo. Il 9 settembre la preside ha appuntamento con l’azienda che si occupa dei pasti ma si ipotizza il pranzo in aula per gli alunni della scuola dell’infanzia.

E l’elenco è ancora lungo e penalizza atrocemente la periferia. «La questione refezione scolastica nelle scuole primarie e dell’infanzia rappresenta un importante problema organizzativo - commenta Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio - La maggior parte delle scuole organizzerà 3 turni mensa, ma non saranno sempre sufficienti. Per questo, in diverse situazioni sarà necessario per alcune classi mangiare in aula con il cestino freddo». Le Asl da parte loro e per mano della Regione hanno inviato al Comune e all’Ufficio scolastico regionale il “prontuario” con «le indicazioni operative per la distribuzione e consumazione dei pasti a scuola». Quello in classe è consentito ma durante il trasporto dovranno essere seguite delle precise disposizioni come la copertura dei piatti e l’utilizzo di stoviglie monouso. Particolari accorgimenti dovranno essere seguiti anche dentro ai refettori (come la sanificazione delle postazioni ad ogni cambio turno) e da parte del personale obbligato a indossare sempre la mascherina.
 

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