Calenda: «I sindacati complici di questo sfascio. Commissariare subito il Campidoglio»

Venerdì 25 Ottobre 2019 di Mario Ajello
Calenda: «I sindacati complici di questo sfascio. Commissariare subito il Campidoglio»

Onorevole Calenda, oggi lo sciopero a Roma segna la fine del sostegno dei sindacati alla Raggi. Lei se lo aspettava?
«La cosa molto grave è che questa fine dell’aiuto che i sindacati hanno irresponsabilmente concesso al sindaco e alla sua giunta sia arrivata così tardi. Ora hanno abbandonato la Raggi e hanno fatto bene. Ma verrebbe da dire: finalmente! E per di più tolgono il sostegno a un malgoverno di cui loro sono corresponsabili, senza dire una parola su ciò che è accaduto in questi anni ai danni di Roma e dei suoi cittadini e sul perché hanno appoggiato questa giunta».

S’è interrotto un idillio?
«I sindacati sino stati complici dello sfascio targato Raggi a Roma così come lo sono stati con il malgoverno dei 5Stelle a livello nazionale. Basti pensare alle vicende Ilva, Whirpool, Alitalia».

Perché proprio adesso è saltato il patto, o quella che lei chiama complicità?
«I dirigenti sindacali si sono resi conto che rischiavano di esser contestate dai cittadini. Molto più sensibili di loro allo sfascio romano».

Però oggi i cittadini patiranno più del solito nella città paralizzata...
«Infatti la toppa è peggiore del buco. Si sciopera di venerdì, aggravando tutte le emergenze nei trasporti e nella raccolta dell’immondizia. E scordandosi che i sindacati sono sempre stati contrari a qualsiasi ipotesi di riforma delle aziende partecipate. Hanno una grandissima responsabilità nel disastro della Capitale e questa responsabilità non verrà certamente cancellata dallo sciopero di oggi».

Le vittime sono ancora una volta i cittadini?
«Sì, sono i romani che si trovano in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente. Mai una capitale di questa parte del mondo è sprofondata così come sta accedendo a Roma».

Per bloccare il declino che cosa bisogna fare?
«Anzitutto, occorre commissariare in fretta la Capitale. Conferendo poteri straordinari al commissario e risorse adeguate per rimettere in piedi la città. Dopo di che si andrà al voto nella normale scadenza».

Le responsabilità sono dall’alto. Ma non crede che anche i romani troppo acquiescenti, in certi casi perfino indifferenti, rispetto all’invivibilità che patiscono?
«La prossima settimana lancerò una proposta, ben articolata, per il commissariamento. Che fa leva sul rischio di emergenza sanitaria, connessa alla mala gestione dei rifiuti. Spero che il Pd e Italia Viva, che ormai votano insieme ai 5Stelle su tutto, Ilva compresa, abbiano il coraggio d’intraprendere questa battaglia».

E l’impegno civico, non le sembra che sia ancora carente?
«La riscossa civica delle persone comuni è necessaria più che mai. Serve un moto di riscossa che non riguardi soltanto il centro storico ma soprattutto le periferie. Noi romani non possiamo passare per cittadini cinici, che non credono più nella possibilità di mobilitarsi e di contare».
Basta lagne?
«Serve mettersi in gioco. Collaborando anche attraverso il rispetto delle regole, anche quando le regole non vengono fatte rispettare. Qualunque rinascita di Roma non può prescindere dal fatto che ognuno di noi si deve prendere cura del decoro urbano, della raccolta differenziata e del rispetto delle regole».

Privatizzare Atac e Ama?
«Prima di tutto vanno gestite e per ora nessuno lo fa. Dopo di che va considerata la possibilità di privatizzarle, facendo gare d’appalto trasparenti. Aggiungo che la posizione del Pd contro i termovalorizzatori contribuisce a rendere la situazione dei rifiuti strutturalmente irrisolvibile. Consiglio a Zingaretti di andare a visitare Copenaghen o altre città europee».
Calenda si sta candidando a sindaco di Roma?
«No, altrimenti non chiederei il commissariamento ma soltanto, come fa Salvini, le dimissioni della Raggi. Il capo leghista non ha mai avuto alcun interesse per Roma. Vuole solo aggiungere un altro “scalpo” alla sua collezione».

Ma ha detto che adesso vuole bene alla Capitale e non farà più gli errori che ha fatto.
«Nessuno può crederci. E’ una persona che cambia idea ogni quattro minuti. Diceva che i meridionali gli facevano schifo e ora finge di parlare soltanto del Mezzogiorno. Diceva che non si poteva stare al governo con Di Maio e poi ha chiesto a Di Maio di fare il premier. Salvini è soltanto un altro attore consumato di questo triste finale della Terza Repubblica. A Roma serve un sindaco che gestisca, non un politico che chiacchiera».
Magari un sindaco trasversale e, perché no, liberale?
«Per ora occorre un commissario. E tutte le forze politiche, che pretendono di amare Roma, devono deporre le armi e ragionare nell’interesse esclusivo della città. Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di una nuova campagna elettorale in mezzo ai rifiuti e alle fermate chiuse della metro».

Oggi sarà un inferno?
«Il solito inferno ma ancora peggiore del solito. E sarà una dimostrazione di ulteriore irresponsabilità da parte della classe dirigente sindacale. Sarebbe un atto di generosità nei confronti della Capitale, e del buon nome dell’Italia di cui Roma è città guida, se Maurizio Landini anche all’ultimissimo minuto revocasse lo sciopero. I cittadini romani non si meritano un surplus di disagi e l’ennesima umiliazione nei loro diritti di vivibilità e di movimento».
 

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