Roma, rissa alla partita di calcio: insulti razzisti in campo al Tre Fontane

Il caso nel match di Prima Categoria tra Saxa Flaminia Labaro e Vittoria Roma

Domenica 21 Novembre 2021 di Daniele Magliocchetti
Insulti razzisti in campo, la partita finisce in rissa

Una partita di calcio trasformata in una rissa della peggior specie a causa di una frase razzista. Protagonisti non giovanissimi, ma ragazzi che vanno dai diciotto fino ai trenta anni. Forse ancora peggio. È successo domenica scorsa, il 14 novembre, al campo delle Tre Fontane, dove da qualche tempo gioca in casa l’SS Vittoria Roma 1908, mentre l’avversaria di turno era il Saxa Flaminia Labaro, ma la vicenda è stata resa nota solo ieri, dopo le decisioni del Giudice sportivo.

Siamo nel campionato di Prima Categoria, girone D del Lazio.

Tutto procede bene, le due squadre sono sull’1-1, quando al decimo del secondo tempo, dopo un contrasto duro, un giocatore del Saxa si rivolge all’avversario, di colore, gridandogli “sporco n...” e “negro di m....”. Scoppia il parapiglia, l’arbitro è vicino ed espelle il calciatore della Flaminia Labaro. Gli animi sono caldi, ma si riesce a riportare la calma.

LA RISSA

Il problema nasce subito dopo, quando un altro ragazzo del Saxa, mentre il suo compagno espulso sta uscendo dal terreno di gioco, si rivolge a Job, è questo il nome del ragazzo che ha subìto le frasi razziste, dicendogli: «Sei negro, abituati ad essere trattato cosi…». Ed è qui che scoppia il finimondo, con Job, venticinque anni, studente universitario, attaccante innamorato del pallone, che reagisce di getto. E con lui i suoi compagni. Scoppia il finimondo, anche allenatori e dirigenti entrano in campo.

In tribuna succede di tutto, col pericolo che qualcuno possa entrare e prendere di mira i due ragazzi del Saxa Flaminia Labaro. L’arbitro, purtroppo, da quelli che sono i report e secondo tanti testimoni, non è stato in grado di capire la situazione (doveva sospendere la partita come minimo). Basti pensare che il secondo giocatore che ha pronunciato la frase più pesante è stato solo ammonito e ha concluso la partita che (solo per la cronaca) è terminata 2-1 per gli ospiti che hanno segnato la rete della vittoria al 98’ e con un’atmosfera surreale e pesante.

NON GIOCO PIÙ

Alla fine della partita la cosa più grave, secondo i dirigenti dell’SS Vittoria Roma 1908, è che nessuno abbia chiesto scusa o si sia sincerato delle condizioni di Job. Sia quando è successo il fattaccio, ma soprattutto nei giorni successivi. Job, intanto, da quando è successo questo episodio, è sparito. Non va più agli allenamenti e ha fatto sapere che oggi non giocherà anche se è stato convocato. È sconvolto, se ne è andato e, pare, non voglia più saperne: non se l’aspettava di essere trattato così da coetanei, da ragazzi che giocano a pallone come lui. Ieri, sono fioccate le squalifiche e a rimetterci maggiormente è stato il Vittoria, la squadra che ha cercato di difendere il proprio ragazzo. E la Federazione? Il presidente Melchiorre Zarelli, responsabile del Comitato Regionale Lazio, non si è fatto vivo, nemmeno per cercare di capire cosa è realmente accaduto per far sì che non succeda di nuovo. Nessuno si è fatto sentire. Nessuno ha cercato Job per capire come stava e come poteva essere aiutato e supportato, dopo quelle frasi becere e senza senso. Nulla. E così, si è persa un’altra occasione. Il calcio, giocato da questi ragazzi per vera passione, non può e non deve essere così.
 

Ultimo aggiornamento: 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA