Cadaveri fatti a pezzi a Prima Porta, invece di venire cremati. Sembra la trama di un film horror, invece è una nuova inchiesta della procura di Roma: sarebbe successo in almeno sei occasioni al cimitero Flaminio, fino a un paio di mesi fa. E si tratterebbe del più macabro dei raggiri, che oggi costa ad alcuni dipendenti dell'Ama che lavorano nel camposanto e agli addetti di un'agenzia di pompe funebri l'accusa di vilipendio di cadavere. Sono stati indagati dal pm Pietro Pollidori. Il motivo di un'usanza così tetra? Arrotondare lo stipendio, facendosi pagare privatamente dalle famiglie dei defunti che, a distanza di anni dalla tumulazione, non possono permettersi di sostenere le spese per la cremazione dei resti da spostare nell'ossario comune. Ma come funziona il business parallelo? La legge prevede che a distanza di 20 o 30 anni dalla tumulazione avvenga l'estumulazione della bara e, se il cadavere è mineralizzato, si procede alla raccolta delle ossa da spostare quasi sempre nell'ossario comune, liberando quindi il loculo. Capita, però, che in molte aree del cimitero il corpo si conservi in buono stato. Quindi i parenti del defunto sono costretti a pagare per rinnovare la concessione, o per effettuare la cremazione del caro.
IL BUSINESS
È a questo punto che entrano in scena alcuni dipendenti delle agenzie di pompe funebri.