Roma, quinto pacco bomba inviato a un portiere che lavora a Ponte Milvio

Martedì 10 Marzo 2020
Roma, quinto pacco bomba inviato a un portiere che lavora a Ponte Milvio

Sale a cinque il numero dei pacchi bomba recapitati a Roma nell'ultima settimana e che hanno causato il ferimento di tre donne. L'ultimo è stato consegnato, via posta, nel tardo pomeriggio di ieri, ad un uomo di 54 anni a Palombara Sabina, un comune nell'area a nord della Capitale. Il plico è giunto all'abitazione dell'uomo che lavora come portiere in un condominio in zona Ponte Milvio, a Roma. Insospettito dal mittente fittizio e dalla busta imbottita all'interno, il destinatario ha portato la busta nella vicina caserma dei carabinieri. Sul posto sono intervenuti gli artificieri del Comando provinciale di Roma che hanno confermato la presenza all'interno di cavi elettrici collegati a una pila e hanno messo in sicurezza il plico, poi sequestrato per indagini. Il tipo di confezionamento sembra ricondurre alla stessa «mano» che ha fabbricato gli altri plichi, tutte buste gialle formato A4.

Il 5 marzo a ricevere il pacco bomba era stato un avvocato, che in passato ha difeso l'ex ufficiale nazista Erich Priebke.

Per gli inquirenti la pista seguita, anche se manca ancora una rivendicazione, è quella anarchica e in particolare di un gruppo antimilitarista. In questi giorni carabinieri del Ros e uomini della Digos hanno visionato le telecamere a circuito chiuso di negozi gestiti da cinesi nella zona nord di Roma. Per chi indaga, l'autore (o gli autori) dei pacchi potrebbe avere acquistato qui le «materie prime» utilizzate per fabbricare gli ordigni rudimentali. All'interno delle prime quattro buste era presente una piccola scatoletta di legno che conteneva l'innesco e l'esplosivo. Un quantitativo «atto ad offendere» ma non ad uccidere. Nonostante l'allerta lanciata dagli investigatori non è stato possibile intercettare gli ultimi due pacchi prima della consegna ma, per fortuna, non hanno causato il ferimento. La sera del primo marzo, invece, un plico era esploso al Centro di smistamento di Fiumicino ferendo una impiegata. Al momento l'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Francesco Dall'Olio, ha escluso rapporti di conoscenza tra le vittime, sia personali che professionali. Su tutte le buste erano presenti mittenti diversi che però erano noti alle persone a cui sono stati recapitati. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il gruppo eversivo avrebbe preso di mira una ex dipendete dell'Ateneo di Tor Vergata in relazione ad un accordo siglato nell'ottobre scorso con l'Aeronautica Militare. Dietro il ferimento di una donna di 68 anni, esperta in biotecnologie, che lavorava presso l'università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli, ci sarebbe, secondo gli inquirenti, l'intesa di cooperazione siglata nel dicembre del 2017 con una struttura della Nato: il Corpo d'armata di reazione rapida in Italia (Nrdc-Ita). Resta, invece, ancora da chiarire la scelta di inviare il plico ad una dipendente Inail di 54 anni che ha ricevuto la busta nella sua abitazione nella zona del Nuovo Salario, a Roma, rimanendo ferita in modo lieve.

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I sospetti degli investigatori quindi sono confermati. Dopo l'invio dei primi tre pacchi, si è subito pensato che ce ne fossero altri in circolazione: buste gialle, regolarmente affrancate, che contengono un ordigno esplosivo.

Il quarto è stato recapitato all'avvocato Paolo Giachini, nella stessa abitazione in via Baldo degli Ubaldi in cui il legale ospitò Erich Priebke, l'ufficiale delle Ss, ai domiciliari dopo la condanna all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine e deceduto nell'ottobre 2013.

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA